Una vita dietro le quinte della musica
Intervista esclusiva Philippe Leon Grande autore Italiano

Philippe nasce nel 1958 in Tunisia, egli è, a partire dal 1993, con l’album “Ufficialmente dispersi”, un collaboratore di Loredanà Bertè, per la quale compone numerose canzoni, tra cui ricordiamo “Amici non ne ho”, Sanremo ’94.
Collabora successivamente con la famiglia Celentano dal 1991, producendo singoli ed album d’esordio per i tre figli dell’acclamato Adriano, per il quale compone la musica della pubblicità per Ferrovie dello Stato quella de “I passi che facciamo”, brano dell’album “Per sempre”, 2002.
Collaborazione duratura è quella con l’amico Luca Rustici, assieme al quale compone per artisti come Mietta, Giorgia e Patty Pravo, fino a giungere al brano “Sono le tre”, composto per Mina e Celentano in occasione del loro album “Le migliori”. Philippe comporrà anche l’ultimo album dei Nomadi.
Philippe Leon nasci nel 1948 in Tunisia, in quale città?
“Sono nato a Tunisi come Claudia Cardinale, Sandra Milo, Luca Ronconi, Jocelyne fra i più famosi. A Tunisi c’era una comunità Italiana, mia mamma è Francese, mio padre Italiano di Roma, io ho una doppia nazionalità Francese e Italiana. Ho scelto di vivere in Italia perché mio padre lavorando al Ministero del Tesoro si era trasferito da Marsiglia a Roma, mentre tutti i miei cugini sono rimasti in Francia. Io ho vissuto un periodo a Roma, poi a Milano e a Parigi.”
Quanti anni sei vissuto in Tunisia?
“Ho vissuto a Tunisi fino a 14 anni, poi ho raggiunto un mio zio a Marsiglia che aveva aperto un night club vicino al porto ed io sono andato a vivere con lui. Ho iniziato ad assaporare la vita cantando qualche canzone nel locale e immergendomi nella vita notturna marsigliese fino a 16 anni.”
Quando è iniziata la tua carriera di compositore e autore fra i più importanti nel panorama internazionale?
“Nel 1972 ho vinto il premio come migliore compositore Europeo in Usa con una canzone francese che diceva Fraternitè, Egalitè e Libertè ,diretto da Augusto Martelli, in cui facevo osservare che i francesi avevano regalato la statua della Libertà agli Americani i quali si facevano pagare per farcela visitare con grande approvazione del pubblico e della giuria. Allora vivevo con molti cantanti ed ho capito che non volevo fare il cantante nonostante avessi una giusta voce perché è una vita molto disordinata, sempre in viaggio e circondati da molte persone che non sempre sono vicine per motivi di affetto. La mia dote di cantante la utilizzo per far capire agli altri interpreti le mie composizioni e cantare serve anche a me per scrivere e comporre i miei brani, capire la parola o l’emozione giusta da trasmettere per poterla insegnare agli interpreti nel modo corretto, perché ogni parola ed ogni frase ha un significato che non sempre viene capito e devo riuscire a far comprendere il brano per una esecuzione ottimale dell’artista. L’esperienza più grande l’ho avuta con Loredana Bertè per 15 anni in cui sono riuscito ad impormi come autore dei suoi brani, fra cui “Amici non ne ho” con cui ha partecipato al festival di Sanremo nel 1994 , lavorare con lei mi ha aperto molte porte facendomi conoscere, componendo successivamente brani per moti artisti.”.
Come e quando hai deciso che scrivere e comporre brani sarebbe stato il tuo lavoro?
“Ho iniziato giovanissimo nel momento in cui prima di studiare musica, ho avuto la mia prima chitarra e suonando pezzi semplici in giro di Do o con tre accordi, ho riscosso successo con le ragazze. Ho continuato poi a comporre scoprendo che spesso il successo di un brano può essere dato da poche parole o addirittura una sola, ricordo che nel 1992 ho scritto un brano per Rosalinda Celentano con cui ha vinto il Festival Bar e che diceva “quanti treni, quanti treni quanti treni ho preso per te”. Importante in questa arte del comporre è scoprire la genialità di una parola che trasmette contenuti e sentimenti che il pubblico fa suoi decretandone il successo. Il bello del compositore è che non essendo personaggio pubblico posso fare ciò che amo fare senza avere i problemi dovuti alla notorietà. Sono orgoglioso di avere composto un brano dell’ultimo disco di Mina e Celentano, perché sono il top nella musica ed essere scelti fra moltissimi autori che si propongono a loro è un traguardo raggiunto, che spero si ripeterà con altri artisti. Non si finisce mai di comporre e cercare di dare brani unici, e proporsi a personaggi di fama ed esperienza indiscussa permette anche una crescita artistica, personalmente un brano per me è un figlio, questo figlio avrà un futuro radioso o incerto secondo a chi lo consegni. Proporre un brano ad un interprete significa fare un lavoro psicologico in cui devi far capire il processo creativo e artistico che ha portato alla nascita del brano, sarebbe auspicabile che l’autore parli almeno due o tre lingue per poter spiegare e farsi capire e trasmettere anche il suono della lingua molto importante, essere autori è un po’ essere giullari.”
Citare tutte le collaborazioni lavorative e raccontare la tua vita non serve un articolo ma un libro autobiografico , hai mai pensato di scriverlo ?
“Non ci ho mai pensato e sarebbe molto complicato scriverlo , troppe le persone che fanno parte della mia vita”.
Oltre la musica… Perché ti occupi di arte ?
“L arte per me é parte integrante di me.. Mi affaccina in tutte le sue forme…. Così ho deciso di
occuparmi di sculture… Ho scoperto e sponsorizzato la scultrice linda Edelhoff che ha dedicato al
santo padre un mezzo Busto che lo consegnerà personalmente a natale.
E’ stata trasmessa in mondovisione l’immagine di un commosso e affaticato Papa Francesco in
preghiera, da solo, sul sagrato della Basilica di San Pietro, che ben rappresentava il funesto
momento storico che il mondo sta attraversando, che in poche ore, la viralità del web, ha reso
iconica. La creatività come strumento di preghiera e di fede, rigenera l’anima e nutre la speranza.
Con grande stupore ritroviamo la scultrice italo-tedesca Linda Edelhoff terminare il suo ultimo
lavoro. E’ il mezzo busto del Santo Padre Papa Francesco; occhi profondi e socchiusi, sorriso
velato, il capo leggermente chinato in segno di meditazione. È un’opera fuori dallo spettro d’azione
della Scultrice Linda Edelhoff, poiché in passato ha trattato tematiche differenti.
Il vicario di Cristo, portavoce di tutte le angosce del mondo è il manifesto poetico di Linda
Edelhoff, interprete dell’amore universale, del sentimento, della condizione umana, della gioia,
dell’angoscia, della paura e del dolore. L’opera modellata in argilla ha dimensioni superiori alla figura reale, l’impatto visivo è imponente,
commovente e suggestivo”.