Di Castello in Castello per conoscere la storia dei Sanseverino
Di Castello in Castello alla scoperta della famiglia dei Sanseverino. Visite guidate a Mercato San Severino e Montoro a cura dell'Universitas Sancti Severini e l'associazione Cittadini Attivi Montoro.

Di Castello in Castello. Una nuova iniziativa alla scoperta dei beni e della storia della Valle Solofrana e delle Valle dell’Irno. A parlarne Angelo Coda.
Angelo cos’è Di Castello in Castello?
Una nuova idea di conoscere e vivere i nostri beni storico – artistici, partendo dalla storia della famiglia feudale più importante in Campania, i Sanseverino. Il nostro obiettivo è far conoscere il passato di questa nobile famiglia partendo proprio dai castelli.
In quell’epoca il maniero rappresentava il potere di quel casato e i Sanseverino avevano diversi possedimenti non solo in Campania, ma anche in Basilicata e Calabria. Pensiamo al Castello di Teggiano, Marsico Nuovo fino ad arrivare a Rossano Calabro, senza dimenticare a quello presente nella città di San Severino.
Quando parte l’iniziativa?
Prima tappa domenica 16 ottobre 2022 da San Severino, alla scoperta del castello simbolo di questo importante feudo. Con gli ultimi scavi sono stati portati alla luce e resi fruibili molte aree come le 4 chiese presenti nel castello e la cripta della chiesa palatina. Così come è ora ben visitabile l’intera area palaziale.
Stiamo comunque parlando del secondo castello più grande d’Italia, anche se sempre allo stato di rudere archeologico, ma siamo convinti che questo sia il suo vero fascino.
Il castello è stato in parte distrutto a causa della damnatio memoriae da parte degli Aragonesi, al tempo re di Napoli, che fece distruggere tutti i beni diretti della famiglia, tra cui il Castello di San Severino e quello di Montoro.
Quando si visiterà quello di Montoro?
Domenica 30 ottobre con partenza da Borgo di Montoro fino a raggiungere i ruderi del Castello per poi soffermarci al Santuario di San Pantaleone, all’epoca parte integrante della struttura. Quest’ultimo era in uso ad alcuni componenti diretti della famiglia, cosa che accadeva anche per gli altri.
Angelo ma chi erano i Sanseverino?
Una famiglia nobile con un un grande feudo da gestire, che copriva gran parte della provincia Salernitana come il Cilento, il Vallo di Diano e come ho detto diversi luoghi di altre regioni. Dei veri funzionari di stato che faticavano ad accettare come altri nobili le disposizioni dei reali. Non a caso parteciparono a diverse congiure e una di questa fu fatale per la famiglia.
Perché le congiure?
Anche i nobili richiedevano autonomie gestionali e finanziare che i reali mal concedevano. Mentre al Nord le famiglie avevano margine di manovra, pensiamo agli Sforza per fare un esempio, al Sud tutto questo non accadeva.
Cosa state organizzando come Universitas Sancti Severini?
In questi mesi abbiamo organizzato diversi percorsi di trekking urbano dedicati in primis alla nostra comunità. L’obiettivo è far conoscere il nostro patrimo storico -artistico con passeggiate e visite guidate, molte delle nostre chiese, campanili e opere artistiche sono il segno tangibile dei Sanseverino.
Basti pensare al Mausoleo di Tommaso II, posizionato sull’altare maggiore del Convento di S. Antonio, ad opera di Tino Camaino, scultore del trecento.
Bisogna anche dire che abbiamo opere contemporanee site nel tessuto urbano che fatichiamo a riconoscere come il Monumento ai Caduti. Un’opera di Chiaromonte che rappresenta un primo mausoleo diffuso che accorpa a se l’itera collina dove è ubicato. Nel progetto originale, si partiva da via della Rimembranza, ai lati del viale era presente un albero per ogni caduto nella Prima Guerra Mondiale che accompagna al monumento. Una opera di arte contemporanea poco conosciuta che merita la giusta valorizzazione. Non a caso è una delle nostre mete.