E’morto Albert Uderzo: fu il disegnatore di Asterix
Aveva 92 anni, è stato stroncato da un infarto nel sonno. Insieme a René Goscinny creò la celebre striscia di fumetti.
(Neuilly-
Uderzo è morto oggi per una crisi cardiaca, senza alcun legame con l’attuale epidemia di coronavirus, ha annunciato la sua famiglia. Nato nel 1927 a Fismes, nella Marna, da Silvio Leonardo Uderzo e Iria Crestini, emigranti italiani (lui della provincia di Vicenza, lei toscana) che si erano trasferiti in Francia, aveva ottenuto la cittadinanza francese giovanissimo. Le Monde ricorda il personaggio con un toccante ritratto, e scrive che “sembrava invincibile”.
Di Obelix, ricorda il quotidiano francese, Uderzo “possedeva la sensibilità a fior di pelle e una certa generosistà disinteressata”; negli anni ha portato il suo iconico fumetto a 375 milioni di copie vendute. «Bisogna aspettare che io muoia, perché si parli bene di me?» – scherzava quando in Francia si celebrava il successo di Tintin, e nessuno parlava invece del suo personaggio dalla diffusione planetaria. «Sono gli americani che mi hanno insegnato a disegnare – diceva – faccio fumetti alla Walt Disney».
Uderzo ha sempre sofferto di non avere ottenuto il plauso che, pure, avrebbe meritato; anche quando, alla morte del compagno di avventure Goscinny, decise di continuare a mantenere vivi i suoi personaggi, venne definito come semplice “esecutore” della creatività del suo coautore. Ma il seguito della saga ha dimostrato che il suo genio era molto più degno di considerazione.
Appare curioso, oggi, notare come un personaggio così “francese” come Asterix sia stato partorito da un francese di origini italiane e da un coautore, Goscinny, nato a Parigi da padre polacco e madre ucraina. Un dettaglio che fa di Asterix, scrive Le Monde, un puro “prodotto dell’immigrazione”. Lo stesso cognome deriva da Oderzo, una piccola cittadina in provincia di Treviso che, al tempo dei romani, si chiamava Opitergium.
Nei giorni scorsi, qualcuno ha notato che il carro di un romano, in un fumetto del 2017, si chiamava proprio Coronavirus, nell’albo dal titolo “Asterix e la corsa d’Italia. Profezia? C’era anche un fiero aiutante, denominato “Bacillus”. Il successo, in qualche modo, stupiva anche lui. «Astérix – diceva – è piuttosto piccolo, magrolino, non bello, contrariamente all’uso corrente, che si avvale di eroi attraenti, in cui i bambini si possono identificare».