Ciclismo, sessanta anni senza Fausto Coppi: il mito che il tempo non ha scalfito
Il 2 gennaio 1960, appena quarantenne, si spegneva una delle più grandi leggende dello sport di tutti i tempi
Sono passati 60 anni dal 2 gennaio 1960, quando a seguito della malaria contratta in Africa durante una corsa, si spense Fausto Coppi. Eppure il suo mito non solo è rimasto intatto, ma è va costantemente accrescendosi. Una vita durata 40 anni, di cui 20 anni passati a vincere e consacrarsi come uno dei più grandi e popolari ciclisti di tutti i tempi.
Celebrazioni Castellania Coppi, Novi Ligure e Tortona, in provincia di Alessandria, per ricordare il 60esimo anniversario della morte di Fausto Coppi. Tre iniziative che proseguono e concludono quelle del 2019 per il Centenario della nascita. Gioved’ 2 gennaio alle 10:30 nel paese natale del Campionissimo sarà celebrata una messa nella chiesa vicino al Mausoleo che ospita le spoglie di Fausto e del fratello Serse; a seguire, consegna del premio ‘Welcome Castellania 2020’ al giornalista sportivo belga Philippe Maertens, al giornalista e scrittore francese Salvatore Lombardo e all’imprenditore e grande appassionato di ciclismo Valentino Sciotti.
Al Museo dei Campionissimi di Novi, dalle 16, taglio del nastro per la mostra ‘La Matta e l’Airone al Tour del ’52’ dedicata all’Alfa Romeo Matta AR 52, ammiraglia che accompagnò la Nazionale e l’Airone in quel trionfale Giro di Francia. Oltre al mitico fuoristrada esposte una serie di fotografie e pannelli che ne raccontano la storia. ‘Fausto Coppi 100 anni dalla nascita, 60 anni dalla morte’ è il titolo dell’incontro delle 17 a Tortona nella sala polifunzionale di via Milazzo. Filmati, colonne sonore e testimonianze di giornalisti sportivi introdurranno l’inaugurazione di un’altra rassegna di immagini.
Leggendaria fu la sua rivalità con Gino Bartali, che divise l’Italia nell’immediato dopoguerra: celebre la foto che ritrae i due campioni mentre si passano una bottiglietta durante la salita del Col du Galibier al Tour del 1952. Oltre 150 le corse vinte. Trentuno giorni in maglia rosa al Giro d’Italia, 19 in giallo del Tour de France. Al Giro vinse ventidue tappe, al Tour nove.
Fausto Coppi ha vinto dappertutto e in tutti i campi. Cinque volte il Giro (1940, 1947, 1949, 1952 e 1953), due volte il Tour de France (1949 e 1952), diventando anche il primo ciclista a conquistare le due competizioni nello stesso anno. Straordinario anche nelle gare di un giorno: 5 Giri di Lombardia (1946, 1947, 1948, 1949 e 1954), 3 Milano-Sanremo (1946, 1948 e 1949), e poi i successi alla Parigi-Roubaix e alla Freccia Vallone nel 1950. Divenuto campione del mondo professionisti nel 1953, primeggiò anche nel ciclismo su pista divenendo anche campione del mondo d’inseguimento nel 1947 e nel 1949 e primatista dell’ora (con 45,798 km) dal 1942 al 1956.
Fu probabilmente anche il primo sportivo ad infiammare le cronache scandalistiche di un’Italia puritana. Si innamorò, già sposato e padre di Marina, della famosa Dama Bianca anch’ella sposata e dalla cui relazione nacque il figlio Faustino, in un’epoca in cui le separazioni erano addirittura reato. Anche in questo, seppur senza volerlo, ha dato un contributo di crescita e di discussione diventando un protagonista sociale e del costume dell’Italia che stava riemergendo dopo la seconda guerra mondiale.