Coronavirus: Conte rivede le Regioni il 22, spiragli per ripartenze il 27
Saranno però posticipati gli spostamenti extraregione

(Roma)-Nella cabina di regia “anche i rappresentanti dei governi locali hanno espresso adesione al disegno” del governo di “un piano nazionale” con “linee guida omogenee per tutte le Regioni, in modo da procedere, ragionevolmente il 4 maggio, a una ripresa delle attività produttive attualmente sospese, secondo un programma ben articolato, che contemperi la tutela della salute e le esigenze della produzione”. Lo scrive su Fb il premier Giuseppe Conte spiegando che proseguirà il confronto con le parti sociali.
“Sul fronte delle misure di tutela della salute, il Governo continua a lavorare per implementare i Covid hospital, l’assistenza territoriale e usare al meglio le applicazioni tecnologiche e i test per riuscire a rendere sempre più efficiente la strategia di prevenzione e di controllo del contagio”, scrive il premier.
La riapertura dal 4 maggio di aziende e uffici, con una forte dose di smart working, orari scaglionati e autobus a ingresso limitato. E un primo parziale allentamento del “lockdown” con spostamenti di lavoratori e riapertura dei parchi ma rinviando l’apertura indiscriminata di bar e negozi. Si va definendo, in una serie di riunioni tra il premier Giuseppe Conte, numerosi ministri, il capo della task force per la “fase 2” Vittorio Colao e alcuni rappresentanti del comitato tecnico scientifico, il piano nazionale per la ripartenza. Il premier ferma fughe in avanti: non ci saranno riaperture la prossima settimana. Ma il pressing delle Regioni del Nord e di Confindustria è fortissimo.
Decisive comunque per la ripartenza sono le Regioni, che in una riunione serale con il premier dicono sì alle linee guida nazionali ma con un prolungamento delle limitazioni di spostamenti tra Regioni e comunque un’autonomia territoriale.
Ai rappresentanti di Regioni e Comuni il premier torna a chiedere collaborazione: basta fughe in avanti, basta annunci e pressing per riaperture accelerate.
Ma è chiaro che i territori sono il punto di tenuta. E non aiuta la cacofonia di voci dei presidenti da chi come Luca Zaia che chiede di “allentare subito tutto” a Vincenzo De Luca pronto a ribadire che c’è “la quarantena per chi arriva in Campania da zone a rischio”. Tra le ipotesi per una riapertura a step ci sono anche macroaree di rischio, “zone rosse” e stop agli spostamenti tra le regioni. Ma è su linee nazionali e un riavvio graduale del motore che ragiona il governo.
L’idea è permettere a tutti di lavorare dal 4 maggio e poi pian piano allentare le limitazioni per i cittadini: i lavoratori, con fasce orarie spalmate per evitare affollamenti, potranno spostarsi, i bambini potranno tornare nei parchi. Ma potrebbero esserci regole più severe per gli anziani. E maggiori tutele per i più deboli. Si potrà andare a fare jogging da soli ma è difficile, viste le contrarietà nel governo, che i bar e ristoranti riaprano il 4: se ne potrebbe riparlare più avanti. Il pressing sulla ripartenza delle aziende però è molto forte. E Confindustria lancia l’allarme: il 43,7% delle imprese affronta problemi gravi e secondo un sondaggio gli imprenditori si sentono disarmati e arresi a ricorrere alla cassa integrazione. L’Emilia Romagna presenta al governo un piano per la ripresa per filiere produttive, fra cui automotive, moda, nautica e offshore, per salvaguardare l’export. E poi edilizia e costruzioni. Le Regioni, rappresentate nella task force da Bonaccini, Fontana e Musumeci, in un documento chiedono espressamente che le filiere ripartano dal 27 aprile. Nuovi incontri sono in programma a inizio settimana, la cabina di regia si rivedrà mercoledì.