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E’ morto Giorgio Napolitano

Da giorni era ricoverato in condizioni critiche alla clinica Salvator Mundi al Gianicolo a Roma. Per lui funerali di Stato e camera ardente al Senato.

E’ morto Giorgio napolitano. L’ex presidente della Repubblica aveva 98 anni. Il decesso è avvenuto in una clinica romana, la Salvator Mundi al Gianicolo, dove il presidente emerito era ricoverato da tempo in condizioni critiche. Napolitano è stato il primo presidente della Repubblica in carica a essere rieletto al Quirinale. “Ha interpretato con fedeltà alla Costituzione e acuta intelligenza il ruolo di garante dei valori della nostra comunità”, ha detto Sergio Mattarella. Giorgia Meloni ha espresso cordoglio a nome di tutto il governo. La camera ardente sarà allestita a Palazzo Madama. Lo ha annunciato il presidente del Senato Ignazio La Russa. Potrebbe essere organizzata già per domenica. E per lui dovrebbe essere convocato un Consiglio dei ministri (il prossimo è fissato per lunedì) per decidere i funerali di Stato.

La Camera ardente per Napolitano verrà allestita a Palazzo Madama, come annunciato da Ignazio La Russa. Ed è probabile che venga organizzata già da domenica. A breve dovrebbe svolgersi un Consiglio dei ministri per decidere sui funerali di Stato che spettano di diritto ad ogni Presidente emerito della Repubblica. Ma che, secondo quanto si apprende, nel suo caso potrebbero essere laici, come quelli che aveva avuto Pietro Ingrao davanti al Palazzo di Montecitorio. Subito dopo la notizia del suo decesso sono state messe a mezz’asta le bandiere del Senato.”Membro del Parlamento europeo, e presidente della sua commissione Affari costituzionali, promosse -ricorda il Capo delo Stato- il rafforzamento delle istituzioni comunitarie per un’Europa sempre più autorevole e unita”.

Tutto si tiene, nella parabola da capo dello Stato di Napolitano. L’imprinting del Pci al fianco di Giorgio Amendola e il successivo passaggio alle sponde del socialismo europeo, sulla scia ideale di Altiero Spinelli. L’impegno al Parlamento di Bruxelles e nei governi di casa nostra. Il ruolo di presidente della Camera, senatore a vita e, infine, inquilino del Colle. È stato l’undicesimo presidente della nostra storia repubblicana. Con un bis nel 2013 nato fra gli applausi delle Camere riunite e chiuso, un paio d’anni più tardi, in un clima paradossale. Perché si ritrovò assediato da accuse di forzature, scostamenti costituzionali e addirittura intrighi: un bombardamento politico e mediatico che gli parve «pianificato ad arte» per delegittimare i suoi sforzi di evitare che il sistema entrasse in torsione. Già, perché di Giorgio Napolitano al Quirinale va ricordato come abbia dovuto confrontarsi con un’instabilità drammatizzata da una sequenza di scandali e dalle ricadute della crisi economica e finanziaria cominciata nel 2008.

Perno della politica e — per alcuni — modello istituzionale borderline che avrebbe quasi sconfinato in un semipresidenzialismo di fatto, Napolitano aveva esordito da capo dello Stato con atteggiamenti che promettevano laconicità. Un esempio. Il 9 luglio 2006, ai mondiali di calcio che consacrarono il trionfo degli azzurri, a chi gli chiedeva con quali emozioni avesse seguito l’ultimo rigore allo stadio di Berlino, replicò: «In tribuna tutti saltavano e ballavano, impazziti di gioia. E io, dentro di me, quando l’Italia ha vinto, ho fatto un salto altissimo».

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