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Iran, Soleimani ucciso da raid Usa: “Mandato d’arresto per Donald Trump ”

La decisione della magistratura iraniana non avrà alcuna conseguenza pratica, ma serve al regime di Teheran per non dimenticare il 3 gennaio, giorno in cui il generale dei Pasdaran è stato ucciso da un attacco americano vicino a Baghdad

Mandato d’arresto per Donald Trump e per altri 35 cittadini americani e di altri Paesi per avere “ordinato, preparato o attuato l’uccisione il 3 gennaio scorso a Baghdad del generale Qassem Soleimani, comandante delle forze Qods dei Pasdaran“, ucciso lo scorso 3 gennaio vicino a Baghdad, in un raid rivendicato dagli Stati Uniti. Il procuratore di Teheran, Alghasi Mehr ha così dato seguito a un altro provvedimento per tenere alta l’attenzione sull’uccisione del generale, dopo la condanna a morte lo scorso 9 giugno di un cittadino iraniano “agente della Cia”, Mahmoud Mousavi, per aver fornito informazioni all’intelligence americana. “La magistratura iraniana ha emesso un’allerta rossa’ all’Interpol” per i ricercati, ha detto il procuratore, tutti politici e militari, che considera già “condannati per ‘omicidio e ‘terrorismo’. Il presidente Donald Trump è in cima alla lista e continuerà a essere perseguito anche al termine del suo mandato presidenziale”, ha concluso Mehr. Una minaccia che per l’inviato speciale Usa per l’Iran Brian Hook. “una trovata propagandistica che nessuno prende seriamente”.

Il mandato di arresto per il presidente Usa e per gli altri funzionari individuato dalle autorità iraniane non avrà alcuna conseguenza pratica, ma serve al regime di Teheran per non dimenticare il 3 gennaio. Per Teheran Soleimani è stato molto di più di un generale: vicino alla Guida Suprema Khamenei, è stato il responsabile della strategia (vincente) iraniana nelle aree di crisi della regione, dalla Siria all’Iraq, fino allo Yemen. Nell’immediato, secondo le previsioni più pessimistiche degli osservatori internazionali, l’uccisione del generale iraniano avrebbe dovuto portare ad un’escalation imprevedibile del confronto tra Washington e Teheran. Nella realtà, al di là della retorica infuocata, la reazione iraniana si è risolta l’8 gennaio, con l’attacco missilistico condotto dalle forze armate di Teheran contro due basi Usa situate in Iraq, che ha portato al ferimento di circa un centinaio di militari statunitensi.

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