Le prime parole di Ghosn dopo la fuga: “Vittima di complotto Nissan-procura Giappone”
Lʼex numero uno del colosso automobilistico ha passato 130 giorni in carcere poi è riuscito a fuggire in Libano
L’ex amministratore delegato di Nissan-Renault ha parlato in una conferenza stampa a Beirut: “Sono felice per essere ora con la mia famiglia e i miei cari, dopo essermi battuto per 400 giorni per la mia innocenza e dopo esser stato detenuto in condizioni brutali”
Per la prima volta dopo la sua rocambolesca fuga dal Giappone, Carlos Ghosn parla in una conferenza stampa in cui non le manda a dire. «Sono stato brutalmente strappato dal mondo come lo conoscevo», ha detto – lo riportano Reuters e Bloomberg – l’ex numero uno dell’Alleanza Renault-Nissan a Beirut, in Libano, dove si è rifugiato. «Sono stato strappato alla mia famiglia, ai miei amici, dalle mie comunità e da Renault, Nissan e Mitsubishi», incalza Ghosn.
Si dice “innocente” e vittima di “un complotto” contro di lui orchestrato da Nissan e dalla giustizia giapponese. Ma adesso “sono finalmente libero di esprimermi e di spiegare”. Sono le prime parole di Carlos Ghosn (CHI È), ex amministratore delegato di Renault-Nissan, dopo la sua fuga dal Giappone dove si trovava in libertà vigilata da più di un anno per accuse di corruzione. Ghosn ha parlato in conferenza stampa a Beirut, dove si trova dopo la fuga: “Sono felice di essere ora con la mia famiglia e i miei cari – ha aggiunto – dopo essermi battuto per 400 giorni per la mia innocenza e dopo esser stato detenuto in condizioni brutali e contro i principi fondamentali del rispetto dei diritti umani”.
“Non mi sono sottratto alla giustizia ma all’ingiustizia e all’oppressione – ha continuato Ghosn -. Non mi sento al di sopra della legge ma so di avere i mezzi per far emergere la verità”. Sulla decisione di fuggire dal Giappone, l’ex Ceo di Renault-Nissan ha spiegato di aver dovuto affrontare “la scelta più difficile della mia vita, ma era necessario per proteggermi e proteggere la mia famiglia”.
Ghosn è andato oltre, facendo anche dei nomi: stando alle sue dichiarazioni, tra i coinvolti nel piano per liberarsi di lui figuravano l’ex CEO di Nissan, Hiroto Saikawa, l’ex vicepresidente Hari Nada, il top manager Toshiaki Onuma, e Masakazu Toyoda, membro del consiglio di amministrazione che secondo Ghosn fece da tramite tra Nissan e le autorità giapponesi.
«Le mie traversie inimmaginabili sono il risultato delle azioni di un gruppo di individui senza scrupoli e vendicativi. Le accuse nei miei confronti sono prive di fondamento». Una volta arrestato, Ghosn a suo dire è stato trattato in modo brutale dagli investigatori: «Sono stato interrogato fino ad otto ore al giorno senza avvocati presenti. “Sarà peggio per te se non confessi”, i pubblici ministeri mi dicevano continuamente». Al momento Ghosn è al sicuro in Libano: la nazione non ha accordi di estradizione con il Giappone.