Attualità

Lorenzo Fontana eletto presidente della Camera

Dopo le tre "fumate nere" di giovedì, nella quarta votazione l'esponente leghista ha raggiunto e superato il quorum necessario, ottenendo 222 voti

L’applauso (a cui non ha partecipato l’opposizione) ancora a spoglio in corso: il leghista Lorenzo Fontana  è stato eletto presidente della Camera dei deputati. Alla fine, l’accordo nel centrodestra è stato rispettato. Alla quarta votazione il vicesegretario della Lega ed ex ministro, anti Lgbt e antiabortista, ha ricevuto 222 voti. Dopo il colpo di scena per l’elezione di Ignazio La Russa al Senato  avvenuta con il sostegno dell’opposizione e con i soli due voti di Forza Italia, quelli di Elisabetta Casellati e Silvio Berlusconi, che oggi ha indirizzato i suoi sul voto da seguire in Aula lanciando però un avvertimento all’alleata e futura premier: “Votiamo Fontana per non sprecare altro tempo, ma da noi devono passare. Giorgia Meloni non può mica pensare di andare avanti con i voti dell’opposizione”. Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha proposto ai deputati dem di votare il nome di Maria Cecilia Guerra come nome “condiviso” con altri partiti di opposizione. Il Terzo Polo sulla scheda ha scritto invece Matteo Richetti e il M5S Cafiero De Raho.

Oggi, prima del voto, ci sono state polemiche sulla candidatura del vicesegretario della Lega ed ex ministro, anti Lgbt e antiabortista. Ma Tajani di Forza Italia aveva confermato che lo avrebbe votato. Così come Meloni. Il Pd, invece, ha proposto un nome ‘anti Fontana’ come Maria Cecilia Guerra, che ha ottenuto 77 voti. Il Terzo Polo ha indicato Ricchetti (22 voti), il M5s Cafiero De Raho (52). Le schede disperse sono state 2, le bianche 6, le nulle 11. 

Alle 10.30 la seduta della Camera si è aperta con la protesta del Pd e uno striscione con la scritta: “No a un presidente omofobo e Pro Putin”, in riferimento a Lorenzo Fontana. A reggere lo striscione Alessandro Zan e Rachele Scarpa. “In aula, contro la candidatura di Fontana. La destra vuole eleggere un Presidente della Camera amico di Putin, contro i diritti delle donne, esplicitamente omofobo. Lo scivolamento verso Orban inizia affidando il Parlamento a due figure divisive e reazionarie. L’ossessione della destra contro i diritti emerge già nei primi due giorni di legislatura”, dice Alessandro Zan. Su richiesta del presidente anziano Ettore Rosato lo striscione è stato rimosso.

 

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