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MAURO ROMANO , SCOMPARSO IN PUGLIA NEL ’77 . LA MADRE: “E’ LO SCEICCO AL HABTOOR”

Dopo il caso Denise Pipitone recentemente riacceso, ora la famiglia di Mauro torna a chiedere il Dna allo sceicco su cui la madre Bianca riconobbe 2 cicatrici nel 2007.

(Lecce)- La mamma di Mauro Romano, il bimbo rapito nel 1977 in Salento quando aveva solo sei anni, ancora oggi spera che suo figlio possa essere lo sceicco Mohammed Al Habtoor, 52 anni, figlio del magnate Khalaf Al Habtoor. “Mi auguro sia lui – dice all’Ansa Bianca Colaianni – perché vorrebbe dire che è ancora vivo e che nessuno l’ha mai ucciso”. Bianca, secondo quanto riporta un articolo del Corriere della Sera, nel 2007 avrebbe riconosciuto suo figlio in una foto dello sceicco grazie a “due cicatrici: una sul sopracciglio, l’altra sulla mano destra, che si procurò con un ferro da stiro”, afferma la donna. Ma per avere la certezza che si tratti di lui, occorrerà l’esame del Dna che – stando a quanto riferisce il quotidiano – finora l’emiro ha rifiutato. In quella circostanza fu il padre dello sceicco, Khalaf Al Habtoor, a negare che suo figlio fosse il piccolo Romano. “Il magnate invitò anche Bianca a Dubai ma poi non si fece più sentire”.  

Ora però, complice forse anche il caso Denise Pipitone riacceso recentemente da una ragazza a lei somigliante in Russia, i familiari di Romano, mostrano l’intenzione di andare di persona a Dubai per ottenere che l’esame venga eseguito tramite l’intercessione delle autorità consolari. Il Viminale si è occupato della vicenda nel 2008: tramite i consolati c’è stato uno scambio di lettere in cui la famiglia dello sceicco ha ribadito che “non si tratta di Mauro”. I genitori non hanno mai smesso di cercare Mauro dal giorno della sua scomparsa a Racale (Lecce), il 21 giugno del 1977. Grazie alla loro tenacia, le indagini sono proseguite e hanno portato al presunto sequestratore, un ex barbiere di 79 anni: si tratta di un amico di famiglia che Mauro chiamava ‘zio’ e che il giorno della scomparsa, secondo la Procura, fece salire Mauro sul suo Apecar e lo condusse nella sua casa estiva per farlo giocare con il figlio. Questo, secondo l’accusa, in attesa di consegnarlo a due individui, a oggi rimasti sconosciuti, che lo prelevarono poi con la forza, facendo sparire di lui ogni traccia.

Occhi negli occhi. Lunedì prossimo Antonio La Scala, l’avvocato della famiglia di Mauro Romano, chiederà all’ambasciata italiana un incontro tra la mamma di quel bimbo e lo sceicco Al Habtoor, appartenente a una delle famiglie più ricche degli Emirati Arabi Uniti.  “Non si sono mai arresi e hanno chiesto di cercare Mauro da vivo. Non hanno mai perso la speranza ed è per questo che lunedì inoltrerò formale richiesta all’ambasciata italiana per ottenere un incontro fra mamma Bianca e lo sceicco: l’istinto materno, parlerà da solo”, prosegue il legale. “L’incontro e gli sguardi, a questo punto, sono necessari perché non abbiamo altra possibilità, visto che alla richiesta di Dna, lo sceicco non ha mai risposto. E’ evidente che la prova regina è quella del codice genetico e l’abbiamo chiesta qualche mese addietro, ma a oggi non abbiamo ottenuto riscontro. Identica richiesta è stata avanzata dalla difesa dell’unico indagato con l’accusa di sequestro di persona, in relazione alla scomparsa di Mauro Romano”, spiega La Scala. “Non capiamo le ragioni di queste non risposte, ma non possiamo arrenderci. Non ora che le indagini che siamo riusciti caparbiamente a portare avanti ci hanno consegnato due elementi importanti che sono appunto le cicatrici”, sostiene il legale.

“Siamo partiti dalle fotografie che lo sceicco ha postato sui suoi canali social, Facebook e Instagram, e abbiamo lavorato con le comparazioni del volto di Mauro e del fratello Antonio sottoposti a invecchiamento, per ottenere un ritratto attuale dal quale poi, attraverso ingrandimenti, ci siamo focalizzati sulle cicatrici di cui ha parlato mamma Bianca e siamo riusciti a vedere che effettivamente lo sceicco ne ha due, corrispondenti a quelle di Mauro”, racconta La Scala. “Mamma Bianca è convinta che se riuscisse a guardare negli occhi quell’uomo, avrebbe le risposte che cerca da quel lontano 1977. Non possiamo non fare questo tentativo”. Ma la vicenda è ancora più fitta. Le indagini su Mauro chiuse da 40 anni, sono state riaperte solo nel 2019, su richiesta della famiglia, dopo l’arresto di un 69enne pedofilo, lo stesso uomo che nel 1978 fu condannato a 4 anni di reclusione per aver finto di aver rapito il piccolo Romano e aver fatto richieste estorsive alla sua famiglia.

Nell’ambito di queste indagini, la pm Mininni ha ascoltato un ergastolano della Sacra corona unita che già nel 2010 mandò una lettera a Bianca chiedendo di parlare col magistrato Cataldo Motta che, all’epoca, mandò al suo posto un commissario della penitenziaria – ricorda La Scala – al quale il detenuto non disse nulla. A Mininni, invece, che nel 2020 lo ha ascoltato personalmente, l’esponente della Scu ha raccontato della figura del cosiddetto “zio”, un ex barbiere oggi 79enne, sospettato di essere il presunto sequestratore che il giorno della scomparsa avrebbe fatto salire Mauro sul suo Apecar per consegnarlo poi, secondo l’accusa, a due individui rimasti sconosciuti.

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