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70 RANIERI

I 70 anni di Massimo Ranieri, tra musica, cinema, teatro e tv

(Roma)- Massimo Ranieri compie 70 anni. Cantante e attore, napoletano, Giovanni Calone, questo il suo vero nome, è il quinto di una famiglia di otto figli. Il primo disco a 13 anni, inciso con lo pseudonimo “Gianni Rock”, lo porta a New York come spalla di Sergio Bruni, uno dei re della melodia partenopea nel mondo. Poi il successo con il nuovo nome d’arte “Ranieri” – Massimo sarà aggiunto solo nel 1968 a Scala Reale, dove a 15 anni canta “L’amore è una cosa meravigliosa”. Arrivano il Cantagiro con ‘Pietà per chi ti ama’, i primi Festival di Sanremo, con il successo di ‘Rose rosse’ del 1969; Canzonissima con ‘Se bruciasse la città’ al secondo posto e poi sul podio più alto nel 1970 con ‘Vent’anni’ e nel 1972 con ‘Erba di casa mia’, all’Eurofestival; fino al ritorno vincente a Sanremo nel 1988 con ‘Perdere l’amore’.

In parallelo la carriera in teatro, al cinema, in tv. Sul palco porta ‘L’anima buona di Sezuan’ diretto da Giorgio Strehler, ‘Pulcinella’ e  ‘Liolà’ per la regia di Maurizio Scaparro e al Sistina con la commedia musicale ‘Rinaldo in campo’ targata Garinei & Giovannini nel ruolo che fu di Domenico Modugno e poi il musical ‘Barnum’ e ancora ‘Poveri ma belli’ e ‘Canto perché non so  nuotare’. Sulla Rai ripropone le commedie di Eduardo De Filippo: ‘Filumena  Marturano’, ‘Napoli milionaria’, ‘Questi fantasmi’, ‘Sabato domenica e lunedì’. E conduce in tv il programma ‘Sogno e son desto’. Una  carriera da ‘sogno’, premessa di un tour interrotto bruscamente per colpa della pandemia. Proprio prima dello stop la memorabile esibizione da superospite a Sanremo in un duetto con Tiziano Ferro, al quale segue anche una versione radiofonica di “Perdere l’amore”. Sempre sul palco di Sanremo, Ranieri ha presentato il nuovo inedito, “Mia Ragione” preludio del nuovo disco uscito il 27 novembre “Qui e adesso”,  frutto della collaborazione con Gino Vannelli, che ha prodotto e curato gli arrangiamenti dei 17 brani, di cui 4 inediti (tra cui un brano donato da Charles Aznavour a Ranieri e un duetto con lo stesso Vannelli) e 13 “lati B” degli anni 70, messi in ombra all’epoca dagli straordinari successi che li accompagnavano nella pubblicazione.

Faticare, sempre e comunque. Glielo hanno insegnato suo padre che alle 5 è già di turno all’Italsider per sfamare 8 figli e sua madre («piccerè, ricordati che ci si guadagna da vivere ogni giorno»). Dall’aria sbarazzina di Gianni Rock, sì, proprio il ragazzino che porta i caffè ai tavoli del bar, che fa da apripista a New York a Sergio Bruni, ai primi Sanremo, (“Da bambino”, “Quando l’amore diventa poesia”) fino a quel “lato B” che per caso viene scelto per il Cantagiro: “Rose rosse”, si intitola, e da lì nasce il successo popolare. Ci saranno Canzonissima, la rivalità con Morandi, milioni di dischi venduti ma, d’un tratto, la voglia di nuovo, il teatro, da Spoleto al Piccolo di Milano, dal trapezio di Barnum al Rinaldo di Garinei e Giovannini.

 

E dopo anni di prosa e musical, altro giro altra corsa: di nuovo in gara a Sanremo (“Perdere l’amore”) e il gusto di arrampicarsi sulle note, recital dopo recital, la sua Napoli rivisitata in chiave multietnica, alternando magari con Shakespeare, Cechov o con un varietà tv o una fitcion. Bilancio di questi primi 70: nessun rimorso (ha riconosciuto tardi Cristiana ma adesso sono padre e figlia come tanti) e nessun rimpianto perché «mi sono divertito troppo a fare l’artista».

 

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