Alfredo Auspici , si è sempre definito amante della propria terra, la Calabria, Reggio, ma soprattutto tifoso sfegatat0 della Reggina, una squadra che segue con passione fin dall’infanzia sempre grande protagonista dei suoi “sketch” . Con la sua ironia e spontaneità con l’amico di sempre Francesco Polimeni sono riusciti a fare di un programma televisivo una “reale” vetrina che mostra i veri “volti” della gente, i problemi della loro bella terra passando, analizzandoli in chiave ironica, ma pur sempre “reale”. Il programma televisivo si chiama “Chisti Simu”, dal 1998 va in onda riscuotendo grande successo di pubblico . Il divertimento resta un’altra grande caratteristica che contraddistingue questo straordinario musicista-showman , un tipo di divertimento genuino, che con poche battute riesce a distinguere tra situazioni e intuire tra una battuta e un pensiero profondo le varie sfaccettature della realtà e cronaca di tutti i giorni.
Come nasce la tua passione per la Musica ?
C’è sempre stata musica nelle case in cui ho vissuto da bambino; mio nonno stornellava e passava da una chitarra al mandolino e poi “cuntàva”, cioè raccontava la sua vita .. i suoi momenti di gioventù passata… pizzicando le corde dello strumento che abbracciava e facendo un delicato sottofondo ai suoi racconti.. dal terremoto del 908 alla guerra… o dall’amore per la Patria a quello che lo ha legato per sempre a mia nonna, sempre in compagnia della chitarra e di un caffè, quello non mancava mai (naturalmente accompagnato dall’inseparabile sigaretta); mio padre scriveva sonetti e canzoni in vernacolo, per la maggior parte ironici.. insomma a casa mia il sorriso e la musica non mancavano mai come l’amore per le nostre radici, le nostre tradizioni emergevano sempre.
C’è un momento particolare della tua carriera di musicista che ricordi sempre?
Ricorderò sempre di quando ho scritto “Sei tu” , il “pezzo” che ho composto per un grande amore: la Reggina.
Era di notte, non riuscivo a dormire… mi girava in testa una melodia… alla fine mi alzo dal letto, prendo la chitarra e pian pianino (per paura di svegliare qualcuno in casa) mi metto a cercare sulla tastiera della chitarra il giro di accordi che mi “perseguitava”, mi lascio andare con le emozioni costruendo in pochissimi minuti testo e melodia. Dopo un po d’ore (ancora quasi notte) esco e vado a bussare alla porta di casa di Lenzo Malafarina, grande amico eccellente musicista e compositore (con Lenzo ci conosciamo da 30 anni ed era da tantissimo che non si costruiva una canzone) lui apre la porta di casa (naturalmente ancora in pigiama) ed esclama:”cosa succede?” dico: “ho composto la canzone più bella del mondo di tutti i tempi, svegliati e lavora su sta cosa…muoviti “, “entra pazzoide, ti faccio il caffè” con Lenzo quindi il “pezzo” vola.. nasce quest’arrangiamento e il videoclip. Sei tu.
Invece la tua passione calcistica per la Reggina?
Nasce con me attraverso mio padre. Come tutti i bambini del mondo del resto. La Reggina, una passione infinita, come dico in “Sei tu” nasce da lì…”con gli occhi di mio padre ho visto.. Alaimo Mupo e Camozzi…” E’ una passione che si tramanda da padre in figlio, la squadra del cuore non è solo una squadra di pallone, ma è tuo padre, tuo figlio, tua madre che impasta polpette la domenica e poi te ne dà in un sacchetto na decìna perché tu non puoi mangiare a casa, ma devi correre allo stadio che c’è la partita.. “a Reggina è comu a famigghia” sì, la Reggina è come la famiglia ed è un componente essenziale della famiglia, come diceva una dolce vecchietta intervistata al “chisti simu” una trasmissione televisiva che va in onda dal 1998 realizzata assieme a Franco Polimeni (altro pazzo per la Reggina) con cui divido la passione amaranto fin da bambino.
Un aneddoto curioso legato ai colori amaranto?
Curioso? Insomma… sicuramente la serie A conquistata a Torino il 13 giugno 1999.
Un anno che non dimenticherò mai… era il primo anno in cui facevamo appunto per “chisti simu” le interviste ai calciatori che si allenavano in settimana al centro sportivo; le nostre “strane” interviste fatte (con tanto dialetto reggino in mezzo volutamente) e con quella passione e ironia che ci contraddistingue da sempre… bene, siamo stati “adottati” da quel meraviglioso gruppo di “banditi” e si rideva insieme coi nostri siparietti settimanali… c’era sempre con me la chitarra e si cantava pure…. insomma ridendo, scherzando e prendendoci in giro… siamo andati in A. E proprio quell’anno lì con la chitarra nasce un altro “pezzo” che rappresenta il sogno del tifoso amaranto mai realizzato sino a quel momento “Reggina Rock’n goal” che inizia con queste parole “Voglio andare a vincere a S.Siro…far piangere Peruzzi e poi Del Piero…voglio veder Mazzone bestemmiare.. e Trapattoni non fischiare più…”ecc…
Della storia prestigiosa storia amaranto quali tra Dirigenti, Allenatori e calciatori hai amato di più?
E come si fa a scegliere? Sono veramente infiniti i protagonisti amaranto da me AMATI… Voglio sicuramente ricordare il primo che mi affascinò quando, da bambino, mio padre per la prima volta mi portò a vedere la Reggina: Bruno Iacoboni, il nostro insuperabile portiere. Un eroe, per gli occhi di quel bambino; Bruno mi fece subito innamorare di quella maglia… per me era magico “Ho visto Iacoboni volare…” come era magia tutto ciò che mi circondava, le bandiere, la gente che gridava, mio padre che mi abbracciava ad ogni gol della Reggina “non aver paura ..gridano perché sono felici, ha segnato la Reggina”, questa è la Reggina per me… e poi scegliere altri protagonisti… come fai a non dire Franco Iacopino: la STORIA amaranto; persona di grande spessore, punto di riferimento per tutti: dirigenti, calciatori e tifosi… l’ombelico del mondo amaranto insomma, che quando incontrava noi con la chitarra non poteva fare a meno di cantare “champagne” di Peppino di Capri perché “portava bene” insomma la Reggina sempre intesa come “festa”. Questo è “chisti simu”. Altri protagonisti? Da Poli (uno di noi) a Giacchetta a Possanzini, a Taibi a Belardi, a Pirlo, a Amoruso.. Nakamura… a Ciccio Cozza a Cirillo a Pasino… Aglietti.. e poi ai grandi presidenti da Lillo Foti, a Pino Benedetto a Matacena.. Ugo Ascioti….Oreste Granillo (raccontato da mio padre) insomma… non posso scriverli tutti (mi perdoneranno gli altri).
Cosa ne pensi del nuovo corso della Reggina?
Luca Gallo rappresenta in questo momento storico qualcosa di veramente rivoluzionario. È rivoluzionario nel linguaggio, nell’approccio, nello sguardo.
La rivoluzione sta nel riaccendere il sogno, quel sogno che, ad esempio, andrebbe portato nelle scuole.
Ci spieghi bene in cosa consiste “Pass Passa ‘o tiempo e che fa’” ‘ gli appuntamenti settimanali nel locale ‘Birri Basta’ ?
Naturalmente tutto ciò che mi investe, nasce sempre spontaneamente… come è spontaneo l’amore per la Musica e per la Reggina. Una sera ci siamo ritrovati (come spesso accade tra amici) davanti a una birra con l’altro “fratellino” mio Giusva Branca appunto a “Birri Basta” un noto locale nel cuore della città. Avevamo quella sera, a dire il vero, il morale non troppo alto e tra malinconie e ricordi (sarà anche stato l’effetto della birra) ci siamo messi a raccontare cose …aneddoti che riguardavano le nostre emozioni amaranto del passato e del presente… a un certo punto si avvicina il gestore di questo locale e ci dice..”ma queste cose perché non le raccontate qui la sera davanti alla gente?” naturalmente non ce lo facemmo ripetere ancora… chiamammo subito mio fratello Peppe Auspici (chitarrista bravissimo) e dopo averlo “minacciato” lo coinvolgemmo nel progetto. La cosa piacque e molto… pian pianino adesso siamo diventati un gruppo di 7 persone che (sempre a “Birri Basta”) cantano e raccontano aneddoti sulla Reggina e sul calcio… sempre col sorriso e l’ironia che ci contraddistingue. Naturalmente si fa sempre SOLD OUT.
Se non avessi intrapreso questa professione cosa avresti fatto?
E chi sacciu? Che ne so… sicuramente non avrei fatto l’impiegato, ma perché non ne sono capace no, quello dietro una scrivania no… non ce la faccio a stare fermo in un posto a scrivere e calcolare numeri come i bravi ragionieri, quelli con la giacca .. no soffocherei tra le cravatte… con tutto il rispetto per chi lo fa, ma io non ne sarei all’altezza, forse avrei fatto il clown, si il clown, quelli che fanno sorridere i bambini, anche se poi ridono anche i grandi, ma far sorridere i bambini, soprattutto quelli che hanno quel sorriso malinconico, sarebbe una cosa fantastica. Credo di si: avrei fatto il clown.. avrei scritto scenette per farli sorridere e canzoncine per farli cantare… sempre cercando di “colpire” i loro sentimenti con l’unica arma che conosco e so usare: il sorriso; mi piace colpire i sentimenti degli altri con il sorriso, sai.. il sorriso è quella cosa che si moltiplica sempre… e i clown, quelli bravi, son capaci da un sorriso di produrne a migliaia. Si, ho deciso, da grande farò il clown.
Credit photographer: Ph Maurizio Polimeni – Ketty D’Antena