È campana la miglior chef donna 2020 per la Guida Michelin
Intervista a Marianna Vitale la chef, praticamente autodidatta, del Ristorante Sud che ha conquistato il Premio Michelin Chef Donna 2020 by Veuve Clicquot .
Marianna Vitale, classe 1980 è imprenditrice, donna, madre e per Michelin è la perfetta incarnazione contemporanea di questi ideali. Infatti è stata selezionata dagli ispettori Michelin per la tenacia con cui ha costruito un progetto di ristorazione di qualità al di fuori dei circuiti turistici della sua regione. Praticamente autodidatta, la chef Vitale ha aperto SUD Ristorante nel 2009 : non era un ristorante ereditato dalla famiglia ma un progetto nato insieme a Pino Esposito, socio e sommelier. E da quel momento i riflettori si sono accesi sul lavoro di Marianna : nel 2011 riceve il Premio Chef Emergente de Il Sole 24 Ore, nel Novembre 2012 la Stella Michelin, nel 2015 è Miglior Cuoca d’Italia per le Guide ai ristoranti de L’Espresso e di Identità Golose, nel 2017 il Premio Identità Donna di Identità Golose, nel 2018 riceve il Premio Lydia Cottone Napoli è donna e nel 2020, dulcis in fundo, la consacrazione con il Premio Michelin Chef Donna by Veuve Clicquot.
Sono riuscita a parlare con Marianna, tra un fuoco acceso e l’altro, ‘rubandole’ un pò del suo, già scarso, tempo libero.
E man mano che lei rispondeva alle mie domande, una cosa mi risultava sempre più chiara: spesso per esaudire un sogno, bisogna sacrificare qualcos’altro, sperando di non lasciare rimpianti lungo il percorso.
E lei, chef Vitale, rimpianti non ne ha nessuno, questo è certo.
Marianna, tu prima di diventare chef ti sei laureata in lingue e letteratura spagnola. E poi hai cambiato idea: meglio tardi che mai, mi verrebbe da dire…
Vero! In realtà, però, sono sempre stata affascinata dal mondo della cucina e poi fin da ragazzina amavo mangiare, avevo sempre fame, ero assai golosa per cui cucinavo spesso. Ad ogni modo, questo lavoro mi fu sconsigliato dalla mia famiglia perché troppo sacrificato. E avevano ragione, si lavora tante ore al giorno e non esistono feste comandate.
E poi cosa ti ha convinto a realizzare comunque il tuo sogno?
Ti sei già risposta: era il mio sogno, appunto. Così, dopo la laurea, ho iniziato a fare piccoli lavori e poi, un bel giorno, un mio amico, Lino Scarallo, mi ha proposto di lavorare per lui come stagista. E così, dopo appena un anno di apprendimento alla corte di Palazzo Petrucci, nel maggio 2009 ho aperto Sud Ristorante, col mio socio Pino Esposito a Quarto Flegreo, in provincia di Napoli.
Ecco, e poco dopo, nel 2011, sei stata definita: ” il miglior chef emergente” dal Sole 24 ore e l’anno successivo la stella Michelin. Te li ricordi quei momenti?
E come potrei scordarmeli? Inutile dire che mi ero posta certi obiettivi ma non credevo arrivassero così presto. Erano e sono importanti riconoscimenti. Ricordo che per informarmi della Stella Michelin mi arrivò una mail, la lessi più volte tra l’incredulità e la supergioia e solo dopo chiamai mio fratello che mi raggiunse subito e, insieme, brindammo!
E ora hai conquistato persino il Premio Michelin Chef Donna 2020 by Veuve Clicquot. Non è proprio un’onorificenza qualunque…
Assolutamente no, questo è il riconoscimento massimo del quale può essere insignito chi fa il mio lavoro ed io ne sono lusingata e felice. Sono una chef praticamente autodidatta che è diventata un punto di riferimento per la cucina, in un piccolo ristorante di Quarto. Cosa posso desiderare di più?
Sei una delle 43 chef italiane a capo di ristoranti stellati. Cosa ne pensi del fatto che le donne debbano gareggiare in una categoria a parte?
Penso che questo premio faccia comunque luce sull’argomento. La verità è che gli chef uomo e quelli donna non sono ancora alla pari in questo ambiente ma ci tengo a dire che quello della cucina non è più un campo chiuso alle donne, anzi. E io ne sono un esempio.
Chef, è vero che la prima volta che hai cucinato hai bruciato il sugo al pomodoro? Dopo ‘sta notizia la mia autostima è alle stelle (non Michelin)!
Vero ma quando è successo avevo sette o otto anni, ero piccola. Cucinavo il sugo e intanto parlavo al telefono con mia nonna alla quale chiedevo consigli sulla cottura, appunto. Poi sono migliorata eh… (ride)
E se io domani decidessi di diventare una chef, che consiglio mi daresti?
Ti direi di scegliere con convinzione questo lavoro. Deve essere una reale passione perché richiede molti sacrifici.
Infatti hai dichiarato che per questo lavoro hai rinunciato al 70% della tua vita privata. Un rimpianto ce l’hai?
Sai, in cucina si sta almeno 8 ore al giorno e questo vale anche per il Sabato e la Domenica, i giorni di festa e via dicendo. Bisogna rinunciare a gran parte della vita privata e io l’ho fatto. Nonostante ciò, ti assicuro che non ho rimpianti.
Tu sei napoletana, quanto di Napoli c’è nella tua cucina?
La mia è una cucina creativa e popolare ma non è tradizionale. Tuttavia la realizzo esclusivamente con prodotti e idee legate legate a Napoli.
E se venissimo a mangiare da te, quale piatto dovremmo assolutamente assaggiare?
Sicuramente dovete ordinare il mio cheesecake di baccalà, profumato al finocchietto, su crema di ceci e succo di limone.
So che sei anche mamma, hai tempo di cucinare per il tuo bambino?
A volte, nel mio giorno libero, lo faccio ma ammetto che se non sono impegnata a lavoro, preferisco uscire e andare a pranzo fuori, ad esempio…
Sono curiosa: dove va a mangiare uno chef?
Gli altri non so dove vanno, posso dirti che personalmente cerco posti dove trovo una cucina casalinga, semplice e buona.
Chef Marianna, dove ti vedi tra cinque anni?
Mi vedo esattamente qui, al Sud, nel mio ristorante, ai fornelli! Dove altro?