Felicia Del Prete, essere attrice a Napoli
L'attrice napoletana è pronta a tornare in scena insieme agli Arteteca con una sitcom su Rai Due

Felicia del Prete è l’attrice che non ti aspetti. Studio, teatro e tanta gavetta. Una donna con occhi acquamarina e la consapevolezza di chi è e di cosa sarà nel mondo.
Felicia quando hai iniziato a fare teatro?
Prestissimo. Il mio primo palcoscenico è stato il miniclub estivo. Partecipavo agli spettacoli serali, gli animatori mi davano sempre dei piccoli ruoli e in uno di questi ho personificato la segreteria del “Cha cha della della segretaria”. Avevo di fronte a me una macchina da scrivere e fingevo di battere i tasti, facendo piccole movenze per caratterizzare il personaggio. Ho riscoperto questo primo ruolo grazie ad una foto condivisa da amici qualche tempo fa.
E poi?
Organizzavo anche piccoli spettacoli con amici dove i genitori partecipavano pagando un biglietto di mille lire. Mio fratello era il presentatore. Ho calcato il palcoscenico per la prima volta come molti in Campania con le compagni teatrali amatoriali con gli spettacoli di “Scarpetta e De Filippo”, dove la mia parte era sempre quella della figlia.
Dove hai iniziato a studiare teatro?
Il mio è stato un percorso irto di ostacoli. Ho iniziato a Napoli. Feci un provino all’UPS Università dello Spettacolo, ormai chiusa da anni e mi presero. Poi passai ad un altro istituto sempre a Napoli. Il mio primo ruolo importante lo ho avuto al Teatro Bellini.
Negli ultimi anni Napoli sta vivendo un momento particolare, cosa ne pensi?
L’arrivo di Gomorra, nel bene e nel male, ha dato una luce sulla nostra città portandosi dietro nuove produzioni. Basti pensare alle fiction girate in città e ai film dedicati ai grandi personaggi.
Cosa ne pensi degli attori?
Vista la mia età possiamo dire che si comprende benissimo chi ha una preparazione teatrale e chi si trova per la prima volta a lavorare come attore. La prima cosa che impara un attore è a scandire le parole mentre spesso come diciamo noi del settore “parlè mocche mocche ” ovvero trattengono le parole in bocca.
Come ci si accorge che alcuni attori non sono preparati per determinati ruoli, manca la maturità artistica e le interpretazioni sono acerbe.
Cosa manca quindi?
Manca la preparazione, essersi fatti le ossa in palcoscenico con i maestri del teatro e lavorare in compagnie teatrali. Io provengo dalla scuola dove il capo comico fa fare il giro di parte, ti chiede il cambio della scena, tutte esperienze che ti insegnano il mestiere.
Un esempio?
Nel 2012 fui eletta Miss Patata per Amica Chips. Nel giorno del shooting negli studi televisivi c’era una presentatrice che, nonostante la sua notorietà e esperienza a Mediaset, chiedeva a me consigli sulle battute da dire per il girato . L’esperienza è fondamentale per affrontare gli altri settori dello spettacolo.
Cosa si fa allora per crescere e migliorarsi?
Ci si allena come gli sportivi, si prova come fanno i musicisti e i cantanti. A Napoli c’è la palestra dell’attore dove gli attori tengono allenati continuamente .
Nel teatro come nello spettacolo bisogna sempre essere in movimento.
Cosa stai facendo ora?
Ho appena concluso uno spettacolo teatrale a Napoli e sto lavorando ad una sit-com con gli Arteteca che andrà in onda su Rai Due.
Tornando a Napoli, quale sarà il futuro della città in termini teatrali?
Diciamo che se qualche anno fa il nostro accento faceva poca simpatia ai registi, ora ha iniziato a prendere spazio. Di sicuro una bella direzione. La nostra città è un palcoscenico naturale, abbiamo un panorama e una luce unici al mondo.
Cosa manca allora?
Il fare rete tra gli attori, lo dico come iscritta al sindacato perchè anche noi come attori abbiamo un sindacato come tutti i lavoratori . Camminiamo troppo da soli e questo ci pregiudica importanti risultati sia sotto l’aspetto remunerativo che contributivo. A volte c’è sempre un “Io! spropositato che blocca l’opportunità di migliorare la nostra categoria. Un vero peccato.
Leggi l’intervista a Marco Lanzuise