BAY OF TALES – REGINA DI FIORI NON È SOLO UN THRILLER. O UN NOIR: È IL MIO VIAGGIO INTERIORE
Intervista al giovane poliedrico autore emergente Mario Casillo. Un percorso, il nostro, tra ricordi e ambizioni, sogni realizzati e finali ancora da scrivere.

Eclettico e poliedrico, da sempre attratto da tutto ciò che a che fare con l’arte, l’autore ottavianese ha già annoverato svariate ed interessanti esperienze, progetti e sperimentazioni. A soli 13 anni recita nel musical “Aggiungi un posto a tavola”, dopo il diploma parte alla volta della Francia per studiare cinematografia al Ceram di Sophiantipolis e l’anno successivo torna in Italia per iscriversi al DAMS di Bologna, indirizzo “Critica cinematografica”. Negli stessi anni, Casillo ritorna a Ottaviano e comincia a lavorare nell’azienda di famiglia (Altanus orologi) occupandosi del reparto creativo e comunicativo.
È durante la pandemia che Mauro Casillo scrive e conclude il suo primo lavoro letterario: Bay of Tales – Regina di Fiori, pubblicato nell’aprile del 2021 dalla casa editrice irpina DELTA3.
Noi lo abbiamo incontrato per farci raccontare quello che lui stesso definisce “Il mio viaggio interiore”, un libro che promette di diventare presto una saga noir, un triller che tratterrà il lettore tra le pieghe delle sue pagine.

Direi curioso prima di tutto. Sono sempre stato una persona colma di domane, da quando posso averne ricordo, ed ho sempre riscontrato nell’arte il miglior propellente per carburare le mie riflessioni e trovare le risposte sul mondo che ci circonda, potenziato dalla magnifica bellezza del quale si veste ogni mezzo espressivo. Così, sin da adolescente ho cercato di fare altrettanto per portare all’esterno la mia creatività nella sua forma più consona. Quindi ho recitato, sceneggiato e diretto. Ho scritto testi di canzoni e le ho interpretate. Ho costruito giochi e videogiochi. Fino ad arrivare ad oggi con poesia e la prosa.
E ricordi il momento in cui hai capito che il Sacro Fuoco della Scrittura si stava impossessando di te?
Sai Laura, in verità la scrittura c’è sempre stata nella mia vita, è uno dei mezzi che ho usato come contatto verso l’esterno per le mie emozioni, la mia creatività e i miei pensieri. Tuttavia, l’ho tenuta a lungo per me senza credere veramente che potesse diventare qualcosa di più. Fino a quando un giorno, nel novembre del 2019, dopo una serie di avvenimenti che in un certo senso hanno stravolto la mia vita, decisi di voler imprimere una porzione di me tra le righe di una storia, una sorta di autoanalisi di quel periodo tanto difficile che stavo attraversando. E così nacquero i primi quattro capitoli di Bay of Tale: Regina di Fiori. Poi venne la pandemia e, grazie a quel momento storico, ebbi l’opportunità di valutare attentamente la validità di quanto avessi scritto, di analizzare seriamente l’opportunità di percorrere questa nuova strada. Sono convinto di aver fatto la scelta giusta!
Tu hai dichiarato che non sei stato il classico lettore che divora libri…
No, lo confesso, non sono mai stato un topo di biblioteca, se così si può dire. Ho sempre più guardato al teatro e al cinema come forma di costruzione e di studio, ma la letteratura non ha mai avuto un ruolo marginale nella mia vita. Piuttosto ho costantemente avuto ben presente quali testi riuscissero ad animare il mio piacere e la mia fantasia ed è con i maestri del calibro di Poe e Lovecraft, Agatha Christie, Orwell, King, fino al più recente G.R.R. Martin, che sono cresciuto e i quali m’ispirano tutt’oggi.
Regina di fiori è il tuo primo lavoro letterario. Se dovessi definirne il genere, quale sarebbe?
Senza alcun dubbio risponderei un thriller, la sua struttura e l’intreccio ne suggeriscono le fattezze. Ma ad essere sincero, quando ho cominciato a costruire il racconto, volevo che il mio lavoro mi rappresentasse quanto più possibile quindi era scontato che il risultato non sarebbe stato di genere puro. Perciò posso dire che all’interno di questo libro si trovano diverse contaminazioni e correnti espressive: dal realismo al surrealismo e dal noir al wired.
Hai assegnato nomi americani sia ai luoghi che ai personaggi del tuo racconto. Come mai questa insolita scelta?
È stata una scelta di pancia, dettata probabilmente dall’ambientazione stessa che necessitava di un tipo di contesto, non solo architettonico, che rispecchiasse determinati canoni, e i toni di un’America degli anni ’50 erano lo sfondo perfetto per inscenare quanto volevo scrivere.
Non tantissima sul piano strutturale ed architettonico, visto che tutto si svolge nella metropoli di Bluebay City chiaramente inventata da me. Ma di sciuro posso dire che il cuore nascosto, l’intangibile spessore che domina la vicenda e muove l’anima dei personaggi, è stata proprio Napoli ad insegnarmelo con la sua potente bellezza e le sue mille contradizioni.
Mario, so che il finale del racconto è dichiaratamente aperto, dunque ci sarà un sequel di Regina di fiori?
Assolutamente si, anche se in questo momento sto sviluppando un nuovo racconto, sempre ambientato a Bluebay City, proprio per affermare, con il mio lettore, la molteplicità di tematiche e vissuti di cui voglio che questa città sia costellata.
Ovviamente non voglio anticipare nulla, ma posso dire che ho tratto ispirazione da una massima machiavelliana: “il fine giustifica i mezzi”. Ho intenzione di andare nelle profondità più cupe di questo concetto.
Dacci un buon motivo per leggere il tuo libro…
Premettendo di non essere avvezzo alle autocelebrazioni, credo che il mio libro contenga una peculiarità alquanto insolita che lo contraddistingue dalla quasi totalità dei suoi simili. L’idea sperimentale di associare al testo un tappeto musicale dedicato, che possa permettere al lettore un’esperienza maggiormente immersiva e contestuale accompagnandolo lungo tutto il processo di lettura. Questa playlist dedicata è facilmente reperibile all’interno del racconto stesso e devo dire che vado particolarmente orgoglioso del risultato sensoriale descrittomi dai lettori che ne hanno usufruito. È stato il mio modo di far convergere due entità espressive le quali poco spesso si sono “parlate” tra di loro creando in questo modo un originale contesto sinestetico.
Dove e come ti vedi tra 5 anni?
Non lo so, e tutto sommato non voglio nemmeno immaginarlo. Quanto ho guadagnato in questi anni di crescita è stato, tra le altre cose, il valore dell’oggi. Di come troppo spesso ci proiettiamo in avanti nel cercare di agguantare un futuro fatto di cose migliori e di speranze, distraendoci completamente dal presente. A mie spese ho imparato che il modo migliore di vivere è concentrarsi sul presente per costruire la serenità del domani.
Sai, nella mente ho impressa l’immagine di me che gioco con i mattoncini Lego e, mentre insceno una storia con i pupazzetti, dico a me stesso “da grande farò l’esploratore!”. E a fare bene i conti, posso dire di non essere venuto meno al precetto di quel bambino.