Solchi, una campagna per custodire la memoria in Irpinia
Solchi è la campagna promossa dal Consorzio dei Servizi Sociali - Ambito A/5 per raccogliere e custodire la memoria di 28 comuni dell'Irpinia
Ha preso avvio da qualche mese la campagna Solchi, in cui sono coinvolti 28 comuni della provincia di Avellino chiamati a raccontare la memoria storica delle comunità locali.
I comuni coinvolti sono: Aiello del Sabato, Atripalda, Candida, Castelvetere sul Calore, Cesinali, Chiusano San Domenico, Lapio, Manocalzati, Montefalcione, Montefusco, Montemarano, Montemiletto, Montoro, Parolise,
Pietradefusi, Salza Irpina, San Mango sul Calore, San Michele di Serino, San Potito Ultra, Santa Lucia di Serino, Santa Paolina, Santo Stefano del Sole, Serino, Solofra, Sorbo Serpico, Torre Le Nocelle, Venticano e Volturara Irpina.
A realizzarla il Consorzio dei Servizi Sociali -Ambito A/5 insieme a un team di progetto formato da: Domenico Lettera (illustratore), Serena Petricelli (fotografa e videomaker) e Simone Valitutto (antropologo).
Simone come nasce Solchi?
Grazie all’idea del direttore del Consorzio Carmine De Blasio che ci ha visto lavorare per una attività simile nei comuni dell’Alta Valle del Sele. Il progetto vede il supporto della cooperativa La Meridiana onlus.
L’obiettivo dell’iniziativa?
Il tema della memoria. Il nostro obiettivo è raccogliere la memoria e i ricordi delle persone anziane del territorio per consegnarli alle nuove generazioni. Se prima c’era la “vrasera” per raccontare storie, asciugare gli indumenti e scaldarsi, ora abbbiamo il web a svolgere questo compito, su cui sarà presentato e diffuso il nostro lavoro.
Cosa farete nello specifico?
Attualmente stiamo presentando ai 28 comuni afferenti al Consorzio dei Servizi Sociali A/5 l’iniziativa. Proseguiremo poi nella raccolta tramite interviste di storie e annedoti, percorsi di vita di chi vuole raccontare e raccontarsi. Vogliamo rcustodire quei pezzi di storia legati al passato da chi li ha vissuti in prima persona per poi trasmetterli alle nuove generazioni.
Per esempio?
Pensiamo a chi ha vissuto l’esperienza della Seconda Guerra Mondiale o il Terremoto del 1980, abbiamo storie ancora non narrate che vanno condivise prima che si perdano. Storie da non dimenticare, un lavoro di questo tipo può aiutare le comunità a riconoscersi, a torivare i propri elementi identitari.
Quello che siamo ora come comunità e ciò che è avvenuto prima, diventa essenziale salvare e salguardare questo anello di congiunzione storica e culturale, la nostra identità e noi intendiamo farlo partendo dal basso.
Come proseguirà la progettualità?
Oltre alla raccolta delle storie, chiederemo di salvare una parola dialettale che portiamo nel cuore, una foto del proprio paese. Poi restituiremo simbolicamente il tutto in una cassetta nelle comunità dove siamo stati.
Altro elemento saranno 28 cartoline illustrative di ogni singolo comune realizzate da Domenico Lettera.
Cosa possono fare i cittadini?
Sicuramente prendere parte agli incontri, ma anche collegarsi al sito e piantare un seme simbolico come segnalare un bene artistico e architettonico, un racconto, una storia, una vecchia usanza, ricordare una parola in dialetto e dove vuole allocare nel proprio paese questo seme.