President Donald Trump holds up a newspaper with the headline that reads "Trump acquitted" as he speaks in the East Room of the White House in Washington, Thursday, Feb. 6, 2020. (AP Photo/Patrick Semansky)
(Washington) – Trump non si considera lasciato. Né nei confronti dei suoi avversari democratici che hanno cercato di deporlo, né nei confronti dei rari repubblicani che non lo sostenevano. “Tutti abbiamo nemici e alleati, e talvolta alleati che sono nemici, ma non lo sappiamo”, ha detto Trump giovedì mattina alla tradizionale colazione annuale di preghiera a Washington, che riunisce il Congresso, il governo e il corpo diplomatico. Dopo aver salutato la prima pagina del Washington Post con l’ annuncio della sua assoluzione il giorno precedente al Senato, Trump ha parlato della procedura di licenziamento avviata contro di lui lo scorso settembre.
Il Presidente degli Sati Uniti continua dicendo :”Come tutti sanno, la mia famiglia, il nostro grande paese e il vostro presidente sono stati messi a dura prova da persone molto disoneste e corrotte … Hanno fatto tutto il possibile per distruggerci e così facendo hanno ferito molto gravemente la nostra nazione. Sapevano che quello che stavano facendo era sbagliato, ma hanno messo al primo posto la loro gente”.
Il Senato degli Stati Uniti ha assolto Donald Trump dalle accuse di abuso d’ufficio e di ostruzione al Congresso. Il risultato, alla fine, è stato di 52 contro 48 per quanto riguarda l’abuso di potere. Quarantasette democratici hanno votato per la condanna di Trump e con loro, unico repubblicano, si è schierato Mitt Romney. 53 contro 47 è stato invece il numero che ha deciso l’assoluzione di Trump per quanto riguarda l’ostruzione del Congresso. Il presidente degli Stati Uniti era stato messo sotto accusa dalla Camera lo scorso 18 dicembre. Due, appunto, i reati contestati: aver abusato del suo potere, bloccando 391 milioni di aiuti militari all’Ucraina per ottenere un’indagine contro Joe Biden e il figlio Hunter da parte del governo di Kiev e aver intralciato il lavoro del Congresso, minacciando i testimoni e bloccando la loro partecipazione all’indagine di deputati e senatori. Trump ha sempre negato ogni addebito, definendo la sua telefonata con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in cui appunto chiedeva il “favore” dell’indagine contro i Biden, “perfetta”.
Si conclude così uno dei capitoli più convulsi della storia politica americana. La battaglia è stata durissima, senza esclusione di colpi. I democratici, alla fine, hanno votato compatti per la condanna. Anche i senatori democratici moderati – Doug Jones, Joe Manchin, Kyrsten Sinema – si sono alla fine convinti e hanno votato per la rimozione di Trump. Compatti, con l’eccezione di Romney, i repubblicani, che in queste settimane hanno bloccato qualsiasi tentativo di ammettere nuovi testimoni e documenti, in particolare la testimonianza dell’ex consigliere alla sicurezza John Bolton. I democratici hanno comunque già annunciato che l’inchiesta va avanti. La Camera, a maggioranza democratica, potrebbe nelle prossime settimane emettere un subpoena, un mandato di comparizione proprio per Bolton. La battaglia va dunque avanti. Le ferite che l’impeachment ha provocato, nella politica e nella società americana, non sono destinate a rimarginarsi facilmente.
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