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Marco Vannini era il figlio che qualunque genitore vorrebbe avere…

Intervista a Mauro Valentini, il giornalista autore del libro "Mio figlio Marco, la verità sul caso Vannini", scritto a quattro mani con Marina Conte, la mamma di Marco.

Tutto è cominciato la notte fra il 17 e il 18 maggio 2015, o forse tutto è finito, quella notte. Perché due genitori, Marina Conte e Valerio Vannini hanno perso il loro unico figlio, Marco, ucciso con un colpo di pistola nella casa della sua fidanzata. Da quello sparo ad oggi si sono succedute indagini lacunose, intercettazioni clamorose, raffiche di menzogne, dichiarazioni fuorvianti e incredibili corrette fino all’inverosimile da parte dei familiari, tre processi e altrettante condanne. E da quel giorno è anche iniziato un calvario per la famiglia Vannini, costantemente alla ricerca di giustizia, una battaglia, la loro,  per il riconoscimento delle responsabilità di chi ha causato la morte del figlio. Cinque anni per arrivare a un verdetto, e solo di recente la corte d’Assise d’Appello ha riconosciuto l’omicidio volontario con dolo eventuale: 14 anni ad Antonio Ciontoli e 9 anni e 4 mesi alla moglie  Maria Pezzillo e ai due figli Federico e Martina presenti quella sera nell’abitazione.  È da poco nelle librerie il testo “Mio figlio Marco, la verità sul caso Vannini” scritto da Marina Conte, mamma di Marco, e dallo scrittore e giornalista Mauro Valentini. Il libro è un regalo a Marco da parte dei suoi genitori, ma anche un atto doveroso da parte di Valentini. E’ un libro che nasce dal cuore, e si sente.
Ho raggiunto Mauro Valentini e insieme abbiamo ripercorso quei momenti fino all’incontro con i genitori di Marco, sfogliando delicatamente i ricordi di mamma Marina per  tracciare il ritratto di un ragazzo a cui tutta Italia, oramai si è affezionata. Un giornalista, solitamente, ascolta e trascrive fatti e notizie restandone, in qualche modo, sempre un pochino “fuori”, evitando coinvolgimenti emozionali, per quanto è possibile. Tuttavia Mauro Valentini ha ammesso di non esserci sempre riuscito in questa vicenda e, ascoltando il suo racconto, ho anche compreso perché.
Benvenuto Mauro. Innanzitutto, dove hai conosciuto i genitori di Marco Vannini e come è nato il progetto del vostro libro?
Ho conosciuto Marina e Valerio durante un Premio Letterario a Roma, dove partecipavo con il mio libro sulla vicenda di Marta Russo. Il premio mi fu consegnato proprio dal papà di Marco, sul palco parlai del caso Vannini spiegando che vi erano alcune assonanze con quello di Marta, poi salutai i Vannini e regalai loro il mio libro. Pochi giorni dopo, ricevetti una chiamata nella quale mi chiedevano di raggiungerli a casa loro. Marina mi disse semplicemente ” Un sacco di persone mi hanno chiesto di scrivere un libro su mio figlio, io e mio marito abbiamo scelto te!”. Avevano scelto me, senza che glielo avessi mai chiesto, semplicemente dopo aver letto il mio libro. Accettai ma pregai Marina affinché lo firmasse anche lei. E fu così che nacque questa narrazione : un doppio binario tra inchieste giudiziarie e il racconto di Vita, la vita di questo giovane ragazzo di 20 anni, Marco Vannini, prima della sua morte.
Il libro, infatti, racconta proprio storia di Marco. Di lui si è sempre parlato a partire dal tragico momento della sua morte. Ma prima di quella terribile notte, chi era davvero Marco Vannini?
Marco era il figlio che tutti i genitori vorrebbero avere, una bella persona per chiunque lo conoscesse, non solo per i suoi genitori. Era generoso, solare, con tanti sogni nel cassetto, pronto a realizzarsi. Voleva volare con le Frecce Tricolori, voleva servire lo Stato italiano. Ha sempre dimostrato un gran cuore, fin da piccolo, era affidabile e legato alla famiglia. Era un ragazzo d’altri tempi, insomma. Tant’è che a soli 20 anni era già fidanzato in casa, conosceva la famiglia della sua fidanzatina Martina, frequentava casa loro, quella sera infatti era là…
Partiamo dal principio che poi è anche la fine, la fine della vita di Marco. Cosa accadde quella notte tra il 17 e il 18 Maggio 2015?
Quella notte accaddero cose che, a volerle scriverle in un romanzo, sarebbe difficile addirittura pensarle. Bisogna precisare che noi conosciamo solo la verità dei Ciontoli, la famiglia della fidanzata di Marco, e soprattutto non sapremo mai il motivo per cui Antonio Ciontoli, il padre di Martina, abbia scarrellato un’arma e poi sparato a Marco, un gesto che è impossibile possa essere stato eseguito “per sbaglio”. Quella notte Marco aveva una chance per salvarsi perché il colpo non era mortale Tuttavia il clan Ciontoli ( padre, madre, figlia, figlio e fidanzata del figlio) hanno permesso che passasse più di un’ora prima di allertare i soccorsi.E per Marco è stato fatale!
Precisamente, in quei 110 interminabili minuti, cosa successe e perché furono fatali per Marco Vannini?
Marco, sempre secondo la verità dei Ciontoli, fu sparato per errore. I primi 20 minuti tutto il clan Ciontoli sta intorno al ragazzo senza intervenire, poi Federico ( il figlio) chiama la prima volta l’ambulanza parlando di “assenza di respiro”, forse Marco era svenuto. È durante la chiamata che il ragazzo riprende coscienza e inizia a urlare per il dolore. A questo punto la chiamata viene annullata perché “tutto è a posto”, dicono. Passano altri 20 minuti circa e Ciontoli padre richiama i soccorsi nominando “un pettine appuntito che ha fatto un buco”. L’ambulanza arriverà con calma perché nessuno dirà che trattasi di “ferita da arma da fuoco ” e in ospedale sarà trasportato con un codice verde. Quando si scoprirà la verità, sarà troppo tardi per Marco.
Si è parlato spesso di questi vicini di casa che sentono il rumore assordante dello sparo e persino le urla strazianti di Marco. Come mai nessuno di loro ha pensato di chiamare qualcuno? Che so, i carabinieri, per dire…
Più che altro mi chiedo “perché i carabinieri non abbiano mai chiamato i vicini successivamente, per intercettare informazioni! I vicini saranno poi “interrogati” dai Media o dalle tv che accorreranno sul posto,  qualcuno di loro si presenterà persino spontaneamente dalle Forze dell’ordine a raccontare ciò che hanno sentito. I vicini, in realtà si erano affacciati, avevano anche bussato ai Ciontoli, i quali li avevano rassicurati.
È davvero assurdo e incredibile che nessuno abbia pensato ad interrogarli…
Ma non è l’unico dettaglio “incredibile” di tutta questa vicenda! Per esempio, la casa dei Ciontoli, “teatro dell’omicidio” non è stata mai sequestrata, anzi vi hanno continuato ad abitare per tutto il successivo mese, in totale assenza di rilievi scientifici del caso, oltretutto.
La Corte d’ Assise d’Appello di Roma, nel processo Vannini bis ha finalmente condannato la famiglia Ciontoli, dopo ben 5 anni e mezzo. I genitori di Marco hanno lottato tanto in questi anni. Ora come stanno?
Questa sentenza della quale sono uscite le motivazioni proprio in questi giorni ha regalato loro un pochino di serenità, quantomeno la sensazione che giustizia alla memoria di Marco sia stata fatta! Questa storia ha scosso  tanto l’opinione pubblica, toccato le corde più profonde di tante persone… io stesso, pur sforzandomi di mantenere un certo aplombe come giornalista e scrittore, mi sono commosso in diverse occasioni. E poi mi hanno commosso loro: Marina e Valerio, perché non si sono mai arresi, loro non volevano che l’ultimo ricordo di quell’unico loro bellissimo figlio, fossero le urla disumane ascoltate durante quella famosa telefonata al 118…
Ho letto che i genitori di Marco daranno in beneficenza un eventuale risarcimento…
Vero! Assieme ai proventi di questo nostro libro, soldi che saranno destinati ad opere sociali nei comuni di Cerveteri e Ladispoli i quali, tra l’altro, hanno dedicato un giardino pubblico e un Teatro comunale a Marco. Questi soldi serviranno per aiutare ragazzi meno fortunati affinché possano utilizzarli per realizzare i loro progetti, i propri sogni, quelli che Marco aveva e che non ha potuto esaudire. Ecco, se Marco Vannini era il figlio che qualunque genitore vorrebbe, Marina e Valerio sono certamente i genitori che noi tutti meriteremmo di avere…

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