Auguri Maestro! Giuliano Montaldo compie 90 anni
Tra le sue opere più celebri la "trilogia del potere", composta da 'Gott mit uns', 'Sacco e Vanzetti' e 'Giordano Bruno'

(Roma) – Giuliano Montaldo, decano dei registi italiani, ex presidente dell’ente David di Donatello dell’Accademia del Cinema Italiano, compie oggi 90 anni. Nato a Genova nel 1930, Montaldo è attore, regista e sceneggiatore longevo e prolifico, autore di alcuni capisaldi del cinema italiano. Dopo gli inizi come attore, ‘Achtung! Banditi!’ di Carlo Lizzani il suo primo ruolo, si è spostato dall’altro lato della macchina da presa e ha esordito alla regia nel 1961 con ‘Tiro al piccione’.
Il successo invece arrivò nel 1967 con alcune produzioni americane come ‘Ad ogni costo’ e il celebre thriller ‘Gli intoccabili’ del 1969, presentato al 22esimo festival di Cannes. I primi anni ’70 sono quelli della celeberrima trilogia sul potere, diviso tra militare giudiziario e religioso. Il primo è ‘Gott mit uns’ del 1970, al quale seguì ‘Sacco e Vanzetti‘ del 1971, che vinse la Palma d’oro a Cannes ed è forse il suo film più famoso, e ‘Giordano Bruno’ del 1973. Capace di spaziare dalle sfumature del potere ai film storici e politici. Con ‘L’agnese va a morire’ del 1976 ha toccato le tematiche proprie della Resistenza e con il kolossal ‘Marco Polo’ è entrato nella storia della televisione con una miniserie da 8 episodi (tra il 1982 e il 1983) capace di riscrivere il modo di fare tv.
In mezzo ci sono il dramma ‘Il giocattolo’ del 1979 con Nino Manfredi come protagonista che racconta la vita e le paure di un insicuro cittadino italiano medio negli anni di piombo. Sul finire degli anni ’80 firma altri tre capolavori: ‘Gli occhiali d’oro’ e ‘Il giorno prima’ del 1987 e ‘Tempo di uccidere’ del 1989. Dopo una lunga pausa torna alla regia sul finire del primo decennio del 2000. ‘I demoni di San Pietroburgo’ incentrato sulla figura di Dostoevskij è del 2007, mentre ‘L’industriale’, suo ultimo film finora, è un’opera del 2011 in bianco e nero con Pierfrancesco Favino nei panni del protagonista che fruttò al regista il Globo d’oro nel 2012 come miglior film.
Tantissimi i premi vinti, dal Premio Federico Fellini 8 e 1/2 per l’eccellenza artistica al Bif&st di Bari del 2010 fino al David Di Donatello per il migliore attore non protagonista nel 2018 per la sua interpretazione in ‘Tutto quello che vuoi’ di Francesco Bruni. David che aveva già ricevuto alla carriera nel 2007 a conferma di uno spessore artistico e morale altissimo e invidiato in tutto il mondo.
La sua passione per il cinema, rimasta ancora intatta, lo ha portato anche a dirigere diversi documentari, come ‘L’addio a Enrico Berlinguer’ del 1984, oppure ‘Salvare Procida’ del 2009. Ritratti di città come Genova e nazioni quali Cuba, politica come in ‘Roma 12 novembre 1994’, o la vita notturna del suo primo documentario del 1963 ‘Nudi per vivere’ realizzato con Elio Petri e Giulio Questi e da lui firmato con lo pseudonimo di Elio Montesi.
Negli anni successivi sono ancora tante le avventure dell’eterno ragazzo del nostro cinema: le battaglie politiche all’interno dell’Anac (l’associazione degli autori), il cinema letterario (“Gli occhiali d’oro”, 1987 e “Tempo di uccidere”, 1989), Il documentario militante (fin da “L’addio a Berlinguer” del 1984), le incursioni da attore (memorabile l’incontro con Nanni Moretti ne “Il caimano”, 2006), perfino la presidenza del David di Donatello nel 2017. Ma per gli spettatori di oggi il volto e la voce di Giuliano sono familiari come se si trattasse di uno zio bonario. Merito di Francesco Bruni che lo ha voluto protagonista di “Tutto quello che vuoi” del 2017. Con il ruolo del poeta Giorgio Gherarducci, la calda umanità che conoscono tutti quelli che lo hanno incontrato negli anni, la passione per l’aneddoto cui personaggio e interprete attingono a piene mani, lo sguardo lontano e subito dopo lucido e ironico, Giuliano Montaldo si è conquistato un David di Donatello e un futuro da protagonista sullo schermo. Da domani è pronto per nuove avventure.