AL ” NOVARA DANCE EXPERIENCE” SARANNO PROTAGONISTE L’ELEGANZA E LA BELLEZZA DELLA DANZA
Intervista a Francesco Borelli, danzatore di successo, coreografo, direttore editoriale della famosa rivista online "Dance Hall News" e direttore artistico del Festival "Novara Dance Experience ", giunto quest'anno alla terza edizione e che vanta la partecipazione di artisti della danza, di calibro nazionale e internazionale.

Ho raggiunto Francesco, alle prese con l’organizzazione dell’evento, e insieme abbiamo ripercorso la sua incredibile ed eclettica carriera. Ho ascoltato con trasporto i suoi ricordi, raccolto qualche suo amaro sfogo, apprezzato l’entusiasmo che lo contraddistingue, ammirato la sua ambizione, invidiato il suo rigore e, infine, ho provato a racchiudere tutto ciò e molto altro in questa nostra intervista, ci sarò riuscita?

Francesco, tu ti sei formato tra Roma, Milano, New York e Parigi. Secondo te, quali sono i punti forti e i limiti di queste grandi città?
“Beh, diciamo che città come New York e Parigi non hanno limiti! In queste metropoli la danza è tanto amata e rispettata, esiste una cultura dello Spettacolo così forte che, quando sei lì, respiri davvero la danza a 360 gradi. In America, pensa, se durante una lezione un danzatore esegue un esercizio o una coreografia, con una forza e precisione particolari, non è inusuale che gli altri allievi applaudano. Cosa che qui in Italia avviene raramente. Ciò premesso, i miei ricordi più belli sono legati a Milano: la formazione, la scuola di danza, le amicizie, gli incontri importanti di chi ha creduto in me. Sono stati gli anni più belli della mia vita quelli, nonostante l’impegno profuso c’era un senso di leggerezza, una tale spensieratezza che probabilmente non torneranno mai più anche perché legati alla gioventù. Purtroppo Roma e Milano hanno tanti limiti, ma sono anche le due città in cui tutto avviene seppure in una proporzione minore, rispetto a New York e Parigi”.
Hai danzato in svariati e importanti balletti, in video musicali, in spot televisivi e persino in un film. Esperienze diverse. Mi chiedo se ti hanno stimolato e appagato tutte allo stesso modo…
“Sai, io ho sempre e fortemente creduto nell’importanza della versatilità dei danzatori e io sono stato davvero fortunato perché ho avuto la possibilità di sperimentare un po’ tutto, non mi sono limitato a danzare in teatro, in un musical o in televisione. La verità è che ogni lavoro mi ha stimolato, poi è ovvio che l’emozione di ballare con Luciana Savignano o di essere in mondovisione sul palco di Sanremo mi ha emozionato moltissimo, ma ho sempre affrontato ogni esperienza con lo stesso entusiasmo. Lo stupore e la bellezza hanno accompagnato ogni mia scelta”.
Danzatore per molti anni e oggi sei il direttore editoriale di una delle più importanti testate giornalistiche: Dance Hall News. Una naturale evoluzione, questa, o solo voglia di sperimentare altro?
“Devi sapere che nella mia famiglia mio padre era un giornalista, mia madre un’insegnante e mia sorella una scrittrice, dunque il tarlo della scrittura l’ho sempre avuto anche io. È accaduto che, dopo tanti anni di danza, ho sentito il bisogno di fare altro, l’esigenza di scrivere e dunque ho iniziato a farlo per alcuni giornali. Solo che poi ho pensato che mi sarebbe piaciuto creare una testata giornalistica mia, nella quale raccontare la danza da un punto di vista diverso, parlare di questo mondo in un modo meno istituzionale, ma con un occhio sempre attento alla qualità, un’attenzione alle parole usate. Oggi tanti giornali scrivano giusto per riempire pagine, io ho scelto la qualità piuttosto che la quantità, e oramai sono passati 7 anni dalla nostra nascita e i risultati sono eccezionali: abbiamo avuto milioni di visite!”
E dulcis in fundo, sei persino il direttore artistico del “Novara Dance Experience”. Te la ricordi la genesi di questo grande evento? Intendo proprio il momento preciso in cui l’idea ti è arrivata e hai pensato potesse diventare realtà…
“Certo, lo ricordo benissimo. Abbiamo cominciato questo progetto con una serie di interviste, aperte al pubblico, ai vari protagonisti della danza. Pensa, ho iniziato con la Fracci, poi la Cuccarini, Ambeta, Rossella Brescia, Luciano Candito, Luciana Savignano e così via. Questi incontri sono andati benissimo e così io e tutte le persone che hanno creduto nel progetto, tipo Nicola Spizzico senza il quale non farei nulla, abbiamo deciso di andare oltre. E da lì è nata l’idea del Novara Dance Experience: un evento che, pian piano, è cresciuto in maniera importante e inaspettata grazie anche al sindaco che ci ha sempre sostenuto e al team che si è unito a me e ha detto: “Facciamolo!”. Abbiamo puntato in alto, abbiamo voluto un evento che non si perdesse nei meandri di tutto quello che già esisteva ma che facesse la differenza. Oggi siamo alla terza edizione e vantiamo ospiti e partecipazioni straordinarie, oltre all’atmosfera incredibile che si è creata, la voglia con cui tanti artisti hanno voluto fortemente essere presenti. Ti dirò che ritengo questo evento un figlio mio, un figlio che cresce bene e di anno in anno e che spero diventi unico e memorabile”.
Nelle prime due edizioni, Carla Fracci è stata uno degli ospiti più prestigiosi. Cosa ha perso il mondo della danza, con la sua scomparsa?
“Beh, Carla era stile, tecnica, era bellezza, entusiasmo. Carla riusciva a rendere magico tutto ciò che aveva intorno a sè. Il mondo della danza ha perso tutto. Sai, io ho viaggiato molto nella mia vita e, dall’Austalia al Giappone, ricordo che quando dicevo di essere un ballerino, tutti rispondevano “Ah, Carla Fracci”. E, guarda, questo è indicativo, lei aveva un’incredibile potenza mediatica, è entrata nell’immaginario collettivo di tutti, anche di chi non è addentrato nella danza. Carla ha segnato, con le proprie interpretazioni, la storia del balletto; ha insegnato come danzano Giselle, Aurora, Giulietta definendo lo stile di ciascun personaggio che ha interpretato, rendendolo unico. E poi, io ho avuto l’onore di trascorrere molti momenti con lei, e manca molto anche la “persona” che era, oltre che l’artista… credimi”.
Lo scorso anno l’evento è stato sospeso a causa della Pandemia. Quanto ha sofferto il settore della danza per questo blackout forzato?
“È stato un danno incredibile per tutto il mondo della danza: dalle scuole di ballo fino ai teatri. In alcuni casi il lockdown è risultato deleterio: alcuni teatri non riescono a riaprire, molte scuole hanno chiuso definitivamente. Il mondo dello Spettacolo ha perso tantissimo a causa di provvedimenti che spesso, diciamolo, sono stati illogici e privi di buon senso. Trovo assurdo che io, per il Galà, possa avere in teatro massimo 198 persone su 800 posti, e poi vado in metro e sto addosso alla gente. Ho l’impressione che chi abbia preso certe decisioni non sia mai entrato in teatro e non sappia di cosa si stia parlando!”
E ora, questa terza edizione del Festival sarà quella della “ripartenza”. Come si articolerà? Immagino ci saranno dei cambiamenti a causa delle disposizioni anti covid…
“Beh, chiaramente sarà tutto un pochino più complicato. Come ti dicevo, avremo poca gente in teatro, dobbiamo sanificare i locali ciclicamente, predisporre tamponi a chi partecipa, in realtà stiamo aspettando ancora disposizioni e direttive dell’ultimo momento… in Italia accade sempre così, si sa. Certamente ci sarà molta più attenzione alle cose, però nello stesso tempo c’è un’incredibile voglia di ricominciare, di tornare in scena! Al di là delle restrizioni, siamo davvero felici di ripartire perché ne abbiamo davvero bisogno tutti!”
Un festival che porterà a Novara i più grandi artisti della danza nazionale e internazionale. Puoi farci qualche nome?
“Ci saranno i Primi Ballerini del Teatro alla Scala Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, Lucia Lacarra e Matthew Golding, Anbeta Toromani e Alessandro Macario, i danzatori della Spellbound Contemporary Ballet, e poi Luciana Savignano, Anna Maria Prina, Magaly Suarez, Kledi Kadiu, Kristina Grigorova e tanti altri. Sarà un evento saturo di bellezza ed eleganza, noi abbiamo bisogno di rivivere quelle serate di gala di una volta, dove l’eleganza era protagonista. Io ci tengo molto a questo dettaglio: la danza non può prescindere assolutamente dalla bellezza e dall’eleganza!”
Da ex danzatore, coreografo e docente, che consiglio daresti ai giovanissimi che si approcciano alla danza?
“Posso parlare per la mia esperienza e dire loro che bisogna studiare sempre e con costanza. È un privilegio fare di un lavoro la propria passione. Direi loro di aprire i cassetti dei sogni, di farli uscire per dargli forma e concretezza. Bisogna provare a realizzare i sogni con impegno e costanza. Soprattutto direi loro di andare via dall’Italia e di spiccare il volo!!”
E dei reality talent tipo Amici, cosa ne pensi?
“Io non critico questo programma come hanno fatto molti miei colleghi. Io credo che Amici abbia molti meriti invece, da quando il programma esiste molte più ragazzi si sono avvicinati alla danza. Si sono viste molte cose belle, certo non sempre la danza ad Amici è bella ma ti assicuro che spesso capita anche a Teatro di non vedere cose bellissime. Sono passati gran bei nomi in quel programma”.
Confermi quel luogo comune che vuole voi danzatori, maniaci della perfezione?
“Ahimè lo confermo! (ride, ndr) È un incubo: io ancora oggi mi metto in discussione per qualunque cosa faccia e anche se in alcuni casi è un bene, in altri risulta distruttivo perché ho sempre il dubbio di non aver fatto abbastanza, che avrei potuto fare di più o meglio”.
Francesco, ma ti è rimasto un sogno professinonale nel cassetto?
“Cito testualmente Lorella Cuccarini quando dice” per ogni sogno che si realizza, un altro sogno prende forma”. Ed è così, per me. Ho tantissimi sogni ancora, molti li ho realizzati, altri aspettano il loro turno: come tornare in scena in veste di ballerino dopo tanti anni di fermo… chissà! Oppure condurre un programma sulla danza raccontata in chiave moderna e leggera, con un linguaggio “pop”… perché no?”
E un rimpianto ce l’hai?
“Ti racconto una cosa: molti anni fa ero a New York e accadde che mi videro ballare e, come succede nei film, mi contattarono per offrirmi un lavoro molto interessante. Io però rifiutai, perché avevo un precontratto in Italia, e poi allora ero impegnato sentimentalmente con una persona. Ecco, a volte mi chiedo cosa sarebbe accaduto se avessi detto “Si”, chissà dove sarei oggi, magari vivrei ancora a New York, forse sarei impegnato nell’organizzazione del New York Dance Experience… ci pensi? (ride, ndr)”
Dove e come ti vedi fra 5 anni?
“Oddio… magari a condurre quel programma di danza di cui sopra, mi vedo orgoglioso per aver creato eventi di qualità. Dove mi vedo? Sicuramente in un Paese diverso da questo, in un Paese dove ci sia più rispetto per il mondo della danza, dello Spettacolo e della Cultura in generale, dunque non in Italia!”
C’è una domanda che avresti voluto ti facessi e che non ti ho chiesto?
“Magari potresti chiedermi se oggi sono felice…”
Francesco, oggi sei felice?
“Oggi ti risponderei: “NI”. Il fatto è che questi ultimi mesi mi hanno amareggiato molto. Io non mi sento rappresentato e tutelato da questo Stato. Il mondo dello Spettacolo e dell’Arte ha subìto un trattamento immeritato e un’indifferenza che mi ha ferito profondamente. Non credo più nel mio Paese e sì, lo so, è proprio brutto a dirsi…”