La Musica è il mio canto di Libertà
Intervista al giovane cantautore toscano Matth Vi
Giovane cantautore toscano indipendente, Matteo Luongo con il singolo “Questo sono io”, si racconta senza vincolo alcuno. Un brano, questo, che segna un’importante svolta per lui: scritto interamente da Matth Vi, è anche il primo autoprodotto dalla sua Muvi Records. Una nuova direzione per la sua musica che, liberatasi da qualunque imposizione di mercato, può essere un vero e proprio canto di libertà. Un video, raffinato, a fare da narrazione a un testo intimo, cui Matth Vi affida l’orientamento del suo nuovo viaggio.
Quando hai deciso di “investire” su di te e la tua musica?
Quasi da subito, ancora giovanissimo, avevo in testa e nel cuore l’idea di percorrere questa strada. Ho investito molto su di me, studiando chitarra e perfezionando la tecnica del canto, senza mai mollare. Occorre sperimentare se si vuole crescere: il talento, da solo, serve a poco se non è supportato dall’impegno e dal lavoro costante. La mia passione è nata quasi per gioco, in modo casuale. All’inizio non pensavo di cantare; ho iniziato gli studi di chitarra solista, ma un incidente alla mano sinistra ha cambiato i miei piani. A volte il destino opera a nostra insaputa, portandoci a scoprire risorse che non pensavamo di avere; quando è stato evidente che l’indice sinistro non sarebbe mai più stato come prima, ho cercato un’altra strada e nell’accompagnamento con chitarra e voce, ho trovato una nuova ispirazione.
Come concili il lavoro di videomaker con il mestiere del cantautore?
Sono due mestieri affini tra loro: montare video è legato, spesso, alla musica che li accompagna. Appartengono, infatti, in qualche modo allo stesso ambito artistico. La conoscenza della musica e dei suoi tempi mi aiuta tantissimo. La curiosità fa di me un tipo piuttosto “attivo” e sono sincero, difficilmente mi annoio! Sono abituato a rispettare gli impegni e quel che faccio mi appassiona senza stancarmi mai.
Che opinione hai del mondo musicale di oggi?
Fare musica, oggi, è alla portata di tutti e il mercato è molto saturo. Io sono ancora dell’idea che la musica suonata, senza computer, sia la sola che si possa chiamare tale. Sono ancora legato alla vera tradizione della musica, come la buona cucina di casa. Un suono campionato non sarà mai come quello di una buona chitarra che riesce a regalare, sempre e comunque, emozioni impareggiabili.
Che cosa chiedi alla musica?
Non molto; alla musica chiedo solo di darmi serenità, nel trovare una mia dimensione, il mio equilibrio: questo mi basta. Non ho mai preteso di rincorrere il successo, che non rappresenta e mai lo sarà, il fine ultimo del mio scrivere. Quando riesco ad affidare ai miei brani quello che ho dentro, ne sono felice.
“Questo sono io” è il tuo ultimo singolo uscito da pochi giorni, qual è il messaggio che gli hai affidato?
“ E adesso apro la mia porta,
vado dritto verso il mondo
senti questo sguardo
non lo riconoscerai più”
Il messaggio è forte e chiaro: questo è il mio canto di libertà. Per la prima volta ho scelto non solo di scrivere testi e musica, ma anche di produrla, dovendo rispondere solo a me stesso e a nessun altro. Ho sentito la necessità di esprimermi liberamente; aprendo la porta, voglio andare dritto, senza deviazioni obbligate, incontro al mondo.