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LA RIFORMA DELLO SPORT E’ UNA NECESSITA’ ?

Il mondo sportivo si divide in favorevoli e contrari.

Approvata la Riforma dello Sport, bisognerà attendere la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per conoscerne i diversi aspetti. Nel frattempo, ìl mondo sportivo si divide in favorevoli e contrari. Ma, in Italia, lo sport ha bisogno di una riforma? Secondo chi scrive… si, ma facendo ben attenzione alla reali esigenze del settore. E’ bene distinguere lo sport professionistico da quello dilettantistico (oltre che da quello amatoriale). Nella fattispecie tratterò dello sport dilettantistico che è quello che riguarda principalmente la miriade di ASD/SSD sparse lungo tutto il territorio nazionale.

Da poco più di 10 anni, c’è stato un radicale mutamento gestionale rispetto agli anni precedenti. Prima era molto più “semplice” gestire una Associazione Sportiva. La semplicità era accompagnata anche da una sorta di aura privilegiata da un punto di vista fiscale. In breve, abbiamo assistito ad attività commerciale mascherata da attività sportiva dilettantistica con tutti gli sgravi che ne derivavano. Stesso dicasi per sponsorizzazioni, etc. Una certa “leggerezza” veniva tollerata ed è per questi motivi, a mio avviso, che si è giunti ad una situazione insostenibile.
Ad un certo punto, le cose sono cominciate a cambiare e chi ha avuto l’onere di gestire questi organismi sportivi, si è visto costretto a continui aggiornamenti in materia oltre che all’inasprirsi di controlli e verifiche fiscali (prima molto rare). Il risultato è che oggi, un dirigente, per svolgere il suo ruolo, deve avere le opportune competenze perché le responsabilità civili e penali sono sostanziose. Quindi, se prima si accettava di buon grado ricoprire cariche come il Presidente (a volte anche per far piacere all’amico), oggi è esattamente il contrario.

Infatti, nel caso delle ASD, il legale rappresentate (presidente) rischia con il proprio patrimonio personale (nel caso non sia sufficiente quello dell’associazione).

Oltre questo aspetto, bisogna considerare le figure che a diverso titolo contribuiscono ai fini istituzionali. Pensiamo ai collaboratori sportivi, come ad esempio gli istruttori, allenatori, etc. Il periodo pandemico ha portato alla luce svariate anomalie nel mondo dei lavoratori sportivi. Basti pensare che paradossalmente, in tema di ristori, hanno ricevuto molti più contribuiti i collaboratori sportivi dilettanti che i professionisti. In breve, chi paga le tasse ha avuto molto meno ristori rispetto a chi le tasse non le paga. Per non parlare delle ASD/SSD che sono in una situazione drammatica per via dei costi che continuano a sostenere, ormai da un anno, nonostante le attività siano ferme (fitti, utenze, etc.).

Queste differenze di trattamento, oltre che svariate anomalie evidenziate dal sistema, lasciano intendere che sia necessaria una riforma che in primis punti a tutelare lo sport in Italia da un punto di vista giuridico/amministrativo con norme chiare anche sotto il profilo fiscale/contributivo, ma anche a valorizzare le figure coinvolte a vari livelli nei diversi organismi sportivi.

Concludendo, continuamente sui Socials leggiamo dei vari studi scientifici che avvalorano lo sport come una vera e propria medicina (soprattutto preventiva) e che sono promossi da società dello Stato come Sport e Salute S.p.A, ma al contempo è stato dismesso il Ministero dello Sport, le palestre non riaprono ed i ristori sono fermi a Dicembre dello scorso anno. Si predica bene e si razzola male…

 

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