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Si, ho dato un bel morso alla Grande Mela ma ho ancora Fame, sia chiaro!

Intervista a Marco Gallotta, il talentuoso italiano che ha conquistato New York con la sua geniale Arte!

Quella di Marco Gallotta è la storia di un sogno che si realizza.
È un racconto saturo di talento, passione, studio, tenacia, ambizione, ecletticità, coraggio. E di genialità!
È la storia di un ragazzo che parte dalla provincia di Salerno, gira mezzo mondo e, infine, giunge nella Grande Mela alla quale dà un incredibile morso!
Perché l’Arte di Marco Gallotta l’ha davvero conquistata, New York .
Marco ed io abbiamo avuto una lunga e piacevole chiacchierata: mi ha, vivacemente, raccontato il suo percorso artistico, le sue vittorie e i numerosi progetti futuri, lasciandomi stupefatta.
Io ho cercato di provocarlo con le mie domande impertinenti, come avrà reagito lui mentre mi ascoltava dal suo studio, in quel bel palazzo nell’Upper West Side di Manhattan??
Marco, tu hai solo 47 anni ma leggendo la tua biografia,  quantomeno mi aspettavo ne compissi 107!
Questo perché ho letto che hai vissuto in so quanti paesi e hai fatto millemila lavori!Dunque, quale età confermi?
In realtà ho ancora 46 anni al momento eh…(ride)
Comunque hai ragione: ho fatto tante di quelle esperienze in pochi anni che molti nemmeno in una vita intera.
Dopo il liceo ho lasciato il mio paese Battipaglia (Sa) e sono partito per il solo  gusto di viaggiare.
In ogni luogo che ho visitato, ho lavorato per mantenermi: in Trentino ero una sorta di guida turistica ,l’animatore sull’Isola d’ Elba, a Londra vendevo giocattoli per strada e a Ginevra organizzavo tornei . Sono stato anche in Belgio e in Olanda e infine a New York. Tutto questo in soli 6 anni.
Negli anni 90 eri a Londra dove hai iniziato a frequentare molti artisti, in particolare modo scrittori. Dimmi, è lì che ti è venuta l’idea di intagliare la carta, nello specifico tagliuzzavi i libri dei tuoi amici?
Ma no dai… non erano adatti manco a quello, troppo rigidi! ( ride).
Scherzi a parte, è a New York che, quasi per caso, ho iniziato a farlo. Mi affascinava molto l’idea della sovrapposizione dei vari strati di carta.
Ecco, ci spieghi come nasce una tua opera d’arte? Tipo: tu ritagli con le forbicine a punta rotonda come quelle dei bimbi all’asilo, giusto?
Non esattamente quelle! ( ride)
Anzi, uso lame affilatissime, una sorta di bisturi e uso cera bollente : il mio studio è assolutamente off-limits per i bambini.
Dunque, la maggior parte delle volte parto da una foto alla quale sovrappongo altre foto e ritagli vari e la figura si intravede “attraverso”.
Questo è un poco il messaggio che diffondo con le mie opere: cercare di vedere oltre le apparenze delle cose.
Hai tratto ispirazione da qualcuno per sperimentare questa tua tecnica o è assolutamente inedita?
Beh, la paper cutting ha origini antichissime: proviene dall’antico Giappone/Cina ma era un’arte ornamentale, spartana diciamo.
Io invece l’ho resa moderna ed originale. Non credo esistano artisti simili a me e se ci sono, hanno loro emulato il sottoscritto!( ride).
Nel 1998 tu arrivi a New york e lo fai, innanzitutto, per Amore!
Dunque non è solo un luogo comune quello che vuole una “grande donna davanti un grande uomo”, o era il contrario? Ora mi sfugge sta cosa…
Non recita come hai detto tu ma io sono d’accordo eh… scrivilo questo!
È mia moglie che mi ha sempre incoraggiato e spinto.
Sai, essere un artista non è semplice: io creo emozioni e queste non sono tangibili, a New York poi… dove esiste tanta competizione ed essere al passo coi tempi richiede uno sforzo incredibile.
Per fortuna io non seguo i trend e il mio stile, oggi, è assolutamente identificabile.
Tutto questo per dire che Lei è la mia più grande supporter.
La cosa eclatante è che nel giro di poco tempo, con la tua tecnica artistica, ti sei distinto lavorando per brand notevoli  come Chanel, Vogue, Nike,Timberland e ritraendo personaggi del calibro di David Bowie, Obama, Will Smith.
Quest’ultimo, lo hai persino incontrato, più volte.
Ecco, un giornalista serio ora ti chiederebbe quanto sia forte il legame tra Moda/Spettacolo e Arte…
Io invece vorrei sapere se Will Smith è davvero figo come appare al Cinema, ecco.
Ah bene! (ride)
Beh, ti posso dire che Will è figo e simpaticissimo davvero.
È un attore incredibile ma è anche una persona straordinaria legato a certi valori e molto umile.
Io l’ho conosciuto nel 2007, collaboravo con Morricone e agli Oscar mi fu presentato.
Mi invitò sul set ed era sempre carino con me, poi mi chiese alcuni dei miei lavpri ed io ne fui onorato. Con lui ho pranzato e parlato di Arte, più volte.
In poche parole è figo, si.
Tu sei il classico esempio di un  italiano che ci fa fare bella figura in un Paese assai nazionalista. Nello specifico, ti hanno  penalizzato o aiutato le tue origini italiane nell’affermarti come Artista?
Essere italiano mi ha aiutato si perché ovunque e qui in particolare modo, ci viene riconosciuto il gusto del “bello”, la capacità innata di fare Arte.
Mi ha sicuramente dato una marcia in più in un Paese dove la concorrenza è spietata.
Qual è stato il primo  progetto artistico che ti hanno chiesto di  realizzare a New York e che ti ha fatto pensare: ” Maro’ io? Non ci credo!”
Terminata l’Università ( Fashion Institute of Technology FIT) la Nike mi ha contattato e commissionato una campagna per il calcio a New York e dei video.
Ricordo che pensai :”Wow… ma è davvero così facile qua?”.
In realtà, nonostante i successi, io ricomincio sempre da capo, riparto ogni volta e, soprattutto, non mi sono mai montato la testa.
Marco io da piccola volevo fare l’attrice ma come vedi il tuo amico Will Smith non mi ha mica scelta come sua partner in un film, quindi non è andata come previsto!
Marco Gallotta bimbo, invece, cosa sognava di fare da grande??
Ma non disperare Laura! (ride)
Io, invece, sognavo di fare il regista ed oggi il connubio della mia Arte al mondo del Cinema è legato a quel sogno.
Anzi, ti rivelo una cosa in anteprima: in collaborazione con il bravissimo attore Yari Gugliucci lancerò un cortometraggio che abbiamo girato insieme, con un team notevole tipo il regista Claudio Napoli, un cameo di Woody Allen…
In breve, sto inseguendo ancora quel sogno.
Marò Marco, ma fai un milione di cose contemporaneamente tu! È vero che hai persino aperto un Ristorante a New York : “Bosino”?
Verissimo ! E spero sia solo il primo di tanti. Sai che alcune ricette del ristorante sono mie creazioni? Anche la Cucina è Arte, dopotutto…
A proposito del fatto che il tuo cervello non ha mai un secondo di riposo, ci dici quali sono i tuoi progetti immediati o futuri?
Sto lavorando a moltissime cose in effetti.
Un progetto importante e assolutamente inedito è quello che avrà inizio a brevissimo: una collaborazione con la Columbia university e la Princeton… riguardo l’intelligenza artificiale.
In breve, con l’ausilio di specifici programmi, io insegnerò alla macchina a creare Arte, la mia Arte. La macchina creerà pezzi unici che io, a mia volta rielaborerò !
Inoltre la città di New York mi ha commissionato di riempire di Arte una intera stazione della metropolitana .
Infine ho in programma alcune mostre e collaborazioni varie in Italia.
Sai che mi sento un po’ Marzullo certe volte, quindi muoio dalla voglia di dirti: Fatti una domanda e datti una risposta!
Domanda: Qual è il momento della tua carriera del quale vai più fiero?
Risposta: Quando ho creato un pezzo d’arte i cui proventi sono andati a una Fondazione per la Ricerca di malattie rare. Mi inorgoglisce quando posso aiutare chi ha bisogno, mettendo a disposizione le mie creazioni. Mi rende felice…
Marco, dove ti vedi tra 5 anni?
Vorrei vincere un Oscar come regista ovviamente!( ride)
Scherzi a parte, mi vedo esattamente qui, a fare quello che amo fare, il lavoro che adoro e mi diverte.
Non potrei desiderare altro.
Si ringrazia per questa intervista la preziosa collaborazione di Rossella Biondi.

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