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Sci, Speranza: gli impianti riaprono il 18 gennaio

Ma Coldiretti avverte: rischia un pesante colpo lʼintero indotto delle vacanze in montagna: prima della pandemia valeva 8 miliardi lʼanno

(Roma)- Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza con cui si differisce la riapertura degli impianti sciistici al 18 gennaio 2021. Nei giorni scorsi, le Regioni e le Province autonome avevano chiesto attraverso una lettera del presidente della conferenza, Stefano Bonaccini, un rinvio della riapertura in vista di un allineamento delle linee guida al parere espresso dal Cts.

La quantità di neve fresca caduta in quota sulle Dolomiti venete, da ottobre ad oggi, è superiore ai 300 cm, ai 240 cm a 1600 metri e ai 170 cm nei fondovalle più nevosi, livelli che non venivano toccati da 30 anni. Il dato è stato diffuso dall’Arpav, l’Agenzia regionale per l’ambiente del Veneto che sottolinea come la  montagna veneta è ben innevata e la copertura nevosa è generalmente continua già oltre i 1200 m di quota con più dell’85% del territorio ricoperto da neve.

La soddisfazione di Regioni e Province autonome – Il governo ha quindi accolto le richieste di Regioni e Province autonome, che esprimono la loro soddisfazione per la decisione. “Oltre all’approvazione del protocollo, per cui aspettiamo la definitiva validazione del Cts – scrivono gli enti locali in una lettera – avevamo chiesto una data certa per permettere all’intero mondo della montagna invernale di prepararsi a dovere. Ora si può finalmente ripartire in sicurezza”, E definiscono quella del 18 gennaio “una data di apertura credibile e seria”.

Rifugi, malghe e agriturismi a rischio – Il prolungamento della chiusura delle piste da sci potrebbe però avere effetti sull’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’attività dei rifugi alle malghe fino agli agriturismi già duramente colpiti dal lockdown di Natale e Capodanno, secondo quanto afferma la Coldiretti definendo lo slittamento al 18 gennaio “un duro colpo al business delle vacanze invernali sulla neve che, prima della pandemia, valeva oltre otto miliardi all’anno”.

Coldiretti: pesanti effetti sull’alloggio – A pagare il prezzo più salato alle limitazioni, sottolinea la Coldiretti, sono le strutture impegnate nell’alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir secondo l’analisi della Coldiretti con un terzo della spesa destinata alla tavola. Secondo l’associazione, il crollo delle spese turistiche invernali rischia infatti di dare il colpo di grazia al settore più duramente colpito dalla pandemia, ma anche alla sopravvivenza delle tante attività collegate .

Ora è necessario appunto che arrivi l’approvazione del comitato tecnico scientifico e del nuovo protocollo che la provincia autonoma di Trento aveva comunque già stilato nei giorni scorsi con misure maggiormente stringenti. La scelta che era nell’aria e doverosa alla luce delle recenti aperture delle piste da sci in Austria e in Svizzera. La prossima settimana saranno aperte anche le stazioni turistiche francesi. Gli operatori turistici più volte avevano dichiarato che aprire le piste da sci il  25 gennaio avrebbe significato perdere completamente la stagione. Ora arriva la notizia che salva l’ultima parte della stagione sciistica.

“Erano soprattutto le Regioni alpine a dire che non erano pronte a ripartire per il 7 gennaio. Abbiamo pensato con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che il 18 gennaio potesse essere una data congrua”, ha dichiarato  Stefano Bonaccini. “Il tutto considerando comunque che i casi di coronavirus stanno aumentando in questi giorni. Il virus circola ancora e bisogna stare molto attenti agli assembramenti”. Il governatore dell’Emilia Romagna ha anche annunciato di aver allocato un milione di euro di risorse per i ristori    ai maestri di sci, un bonus a fondo perduto che sarà un boccata di “ossigeno per la fatica e le difficoltà di questi mesi”. Inoltre, ha fatto sapere Stefano Bonaccini, la Conferenza delle Regioni ha chiesto al Governo ristori  destinati ai gestori degli impianti sciistici.

Detto che la data è stata messa nero su bianco, la sensazione è che la partita sia tutt’altro che conclusa. Sono 6 le regioni che rischiano di ritrovarsi da dopo l’Epifania in una zona diversa dal giallo, tra queste ci sono Veneto e Lombardia, ricche di celebri comprensori, ma anche Liguria Calabria dove si trovano – seppur in misura nettamente minore – impianti sciistici. La speranza, come sempre, è che si arrivi alla data con un’Italia tutta in giallo, ma sarà, ancora una volta, l’andamento della pandemia (e soprattutto la cabina di regia che analizza il monitoraggio Iss) a stabilire dove si potrà sciare e dove no.

 

 

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