ESCLUSIVE

Marco Sciarretta: “Siamo chiamati tutti ad un’assunzione di responsabilità: io lo faccio con la musica”

La nostra intervista esclusiva al cantautore Marco Sciarretta

Come ti sei permesso, l’ultimo singolo di Marco Sciarretta conferma la sua attitudine a fare della propria musica, non solo un mestiere ma anche l’impegno responsabile di chi può grazie ad una canzone, veicolare un messaggio, una riflessione. Un brano tagliente e al tempo stesso delicato che ci costringe a pensare, a non distogliere lo sguardo e l’anima da un tema che coinvolge tutti, nessuno escluso. Un testo fatto di parole semplici, che arrivano dritte al cuore con cui il cantautore chiede a sé stesso e a noi tutti, un’assunzione di responsabilità, perché ognuno di noi può e deve, nel suo piccolo, saper ascoltare anche le parole non dette, leggere negli occhi impauriti di una donna, la richiesta silenziosa di aiuto. Come ti sei permesso anticipa il nuovoattesissimo album del cantautore che arriverà nella primavera del prossimo anno: un nuovo importante tassello del suo percorso artistico, della rotta tracciata Tra Nisida ed Atlantide, con la suamusica che senza fretta, in equilibrio tra parole e note, trovaspazio e respiro con le sue fedeli chitarre.

Come è nata “Come ti sei permesso”?

“Stavo leggendo, come d’abitudine i giornali, le notizie dell’Italia. Era il mese di giugno e l’articolo, affrontando il tema del femminicidio, riportava l’elenco infinito delle vittime di quei primi sei mesi dell’anno: una ogni tre giorni. Come succede spesso, la canzone è venuta da sola, accompagnata da un dolore sordo, un’indignazione profonda. Non mi ha lasciato scampo costringendomi a scrivere, a fare i conti con queste notizie di cronaca, terribili”.

Un brano particolare con una produzione e un arrangiamento curato come sempre, si accompagna ad un’interpretazione soppesata quasi teatrale. Vuoi parlarne?

“Come ho detto è nata d’istinto e ovviamente anche nell’interpretazione si sente tutta la “pesantezza” che ha scatenato dentro di me. Ho cercato di lasciare che quel dolore avesse il giusto respiro. Vuole essere un monito a reagire e la convinzione e la speranza che, insieme, si possano cambiare le cose, mettendo fine a questi orrori. Ci sono con me le voci femminili di Simona Piscitello e della giovanissima e talentuosa Isabel, a sottolineare l’importanza nella nostra vita delle donne e la loro unicità.

Il testo è come sempre, preciso, scritto con parole semplici che arrivano dritte al cuore. Un testo che si potrebbe leggere oltre che ascoltare.

“Credo che sia importante scrivere con semplicità, perché la musica possa veicolare messaggi potendo esercitare questa sua forza. Questo è il mio modo di scrivere, quello che so fare per esprimere quello che ho dentro. Sono un artigiano della musica che nasce dalla più tradizionale scuola cantautorale italiana che mi ha cresciuto e indirizzato tracciando la rotta del mio progetto artistico Tra Nisida e Atlantide. Ero innamorato del cantautorato italiano e Edoardo Bennato con la sua chitarra mi faceva sognare. Nisida, isoletta del meraviglioso Golfo di Napoli, è diventata, idealmente il porto dal quale partire verso il “mare magnum” della musica. Atlantide, meravigliosa canzone di Francesco De Gregori, rappresenta per me la meta alla quale tendere. Un obiettivo verso il quale orientare la rotta alla ricerca di quella che è, per ognuno di noi, la felicità, la vita desiderata”.

Come ti sei permesso è anche un elenco recitato di nomi …

“Purtroppo, sono notizie talmente frequenti da non suscitare più la dovuta attenzione, ma spesso solo due righe in fondo ad un giornale. Eppure, accadono tra le mura domestiche, dove ognuno dovrebbe potersi sentire al sicuro, con chi dichiara il suo Amore, ma invece ruba la vita ed il futuro. Per questo ho voluto nominare una ad una, tutte le vittime di quei primi mesi dell’anno. Oggi purtroppo, l’elenco è molto più lungo, ma simbolicamente è per tutte loro, nessuna esclusa e mai dimenticata”.

Fare musica è impegno sociale per te?

È il mio modo di stare nel mondo, in maniera attiva, responsabile.Credo che ognuno di noi abbia il suo posto e la sua parte da compiere. Troppo spesso deleghiamo responsabilità, abdicando la nostra parte attiva nella società. Non ci si può tirare indietro, perché per cambiare le cose è necessario che ognuno di noi si senta parte del cambiamento. Siamo padri, madri degli uomini che verranno, siamo spesso spettatori distratti di violenze che preferiamo ignorare. Nel testo evidenzio come non si voglia vedere la realtà dove, spesso, è “il solito bravo ragazzo” o “un uomo tranquillo”, l’aguzzino. Credo che le donne siano migliori di noi ed è molto triste realizzare che ci siano uomini così, che non sappiano gestire il senso di inferiorità o la fine di un rapporto. Reazioni oscene, per le quali non si può certo generalizzare ma imparare a educare e vigilare.

Sei milanese, ma da tempo hai gettato l’ancora alle Isole Canarie, dove vivi facendo musica. Sarà tradotta anche in spagnolo? 

Sì, Come ti sei permesso sarà tradotta in spagnolo, perché è un argomento che ha molta attenzione anche qui. Sono solito cantare solo in italiano ma questa volta credo che sia davvero importante tradurla. Mi rendo conto che se incidessi un brano da discoteca, ballabile, potrebbe avere molto successo, ma credo di avere il dovere di lanciare questo messaggio; non posso esimermi dal farlo.

Voglio ringraziare Twikie per avermi concesso il privilegio di raccontarmi e presentare questo brano a cui tengo particolarmente. L’augurio che faccio a tutti noi è di riuscire a fare rete, una sorta di “rete di protezione”, per intervenire, difendere e denunciare. Insieme possiamo davvero cambiare le cose e la cronaca di questi giorni che racconta come tre sorelline abbiano salvato la mamma con una telefonata ed un cartello fuori dalla finestra, ne sono la conferma. Marco Sciarretta

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