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Sessualità e disabilità, la parola allo psicologo

Sessualità e disabilità. Tema delicato e  sentito dai genitori dei ragazzi con disabilità che si affacciano a questa nuova esperienza di vita.

La parola all’esperto Paolo Satriano, psicologo e sessuologo . Sessualità e disabilità. Tema delicato e difficile da trattare con i propri figli in modo particolare per i ragazzi affetti da disabilità. Ne parliamo con lo psicologo Paolo Satriano che ha tenuto insieme ai genitori dell’associazione ABA- Aiutiamo i Bambini Autistici di Salento, in provincia di Salerno, un primo incontro informativo sul tema.

Dottore cos’è la sessualità?
L’organizzazione Mondiale della Sanità riconosce la sessualità come un aspetto fondamentale nella vita dell’uomo, per tutto il suo percorso di vita, dalla nascita fino alla morte, indipendentemente se sia normodotato o portatore di disabilità.

Si può parlare di sessualità quindi anche per le persone anziane?
Certo, è un diritto che riguarda tutta la popolazione, anche chi è avanti nell’età. Solo che il nostro sguardo si sofferma sulla sessualità solo nella fase della procreazione, invece è un bisogno che si registra in tutte le età.

Spesso si guarda agli anziani come dei deviati, quando in realtà non è così, la sessualità è un bisogno naturale che va ascoltato e compreso.

E sulle persone portatori di disabilità?
In Italia è un argomento che si è toccato di recente. Fino a qualche anno fa i disabili erano visti come degli angeli asessuati, cosa assolutamente non vera. La sessualità esiste anche per queste persone e va coltivata, protetta e aiutata a essere riconosciuta e capita, senza nasconderla.

Da dove devono partire le famiglie a questo punto?
Da loro stessi. Dobbiamo innanzitutto guardare alla nostra idea di sessualità, che connotazione assume? Come la guardiamo in modo positivo o in modo negativo?

E poi?
Rivolgersi a chi di competenza svolge questo tipo di attività. Rivolgersi alle rete di professionisti presenti sul territorio o sul web formate da psicologi ed educatori acquisendo informazioni scientifiche ed avviare i giusti percorsi di scoperta e conoscenza.

Ma di fondo poi qual è  l’obiettivo?
Permettere di vivere questo aspetto partendo dallo stato di disabilità che si vive. Faccio un esempio le persone affette da Sindrome di Down, da qualche decennio riescono a vivere una vita relazione piena, mettono su famiglia, si sposano e vivono nella società insieme agli altri.

Sono testimonianze dirette che ci permettono di comprendere che anche i portatori di disabilità possono vivere appieno la loro sessualità.

Per tutti quindi?
Ogni persona con disabilità ha un percorso personalizzato e bisogna partire da quello. Non esistono risposte standardizzate, esistono percorsi singoli diretti al miglioramento delle abilità, al rafforzamento delle autonomie tutte incentrate sul benessere psico- fisico – sociale della persona, e la sessualità è una componente rilevante.

Quindi dottore cosa deve fare una famiglia?
Acquisire informazioni utili, rivolgersi a professionisti competenti e non spaventarsi, la sessualità è parte di noi, bisogna imparare a riconoscerla e gestirla, senza avere paura o vergogna.

Esistono canali istituzionali che avviano a questi percorsi? Penso alle Asl, Ministero della Salute, ecc?
Non ancora, da qualche anno è stata istituita la settimana del benessere sessuale, indetta dalla FISS, utile ad accedere una luce sul tema e a discuterne.

E il web?
Non bisogna demonizzare questo canale, bisogna saperlo utilizzare con le modalità giuste.

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