#TREDICESIMAPENNA
Altro racconto della galleria #Ioscattotuscrivi dedicato in questo mese alla parola #Labirinti

Erano giorni che non uscivo di casa, che non prendevo una parte del tempo delle giornate che stavo vivendo e lo usavo solo per me. Le ore che compongono un giorno sono una ricchezza che non torna se non la si sfrutta quando è il momento. Il pensiero di stare perdendo il mio tempo mi dava il tormento, mi faceva male, mi faceva sentire inadeguato e avevo paura che ogni mia azione fino a quel momento fosse stata sbagliata, o incredibilmente stupida.
Quando si ha paura, troppo spesso, ci si sente dire che si è esagerati e ci si sente fuori luogo. Ci giudicano e ci giudichiamo, nessuno ha pietà, nemmeno noi stessi.
Davanti a un lago pensavo queste cose quando, finalmente, mi ho cominciato a rendermi conto di essere immerso nel silenzio più assoluto. È una dimensione quasi sconosciuta nella vita che ci stiamo costringendo a fare. Il silenzio ci costringe ad ascoltare ciò che c’è attorno a noi, la natura, il suono del mondo che ci siamo illusi di conoscere a memoria e il rumore dei labirinti.
Sì, i labirinti. Ognuno di noi vive dentro uno di questi dedali. Non ci hanno buttato dentro e hanno chiuso la porta, abbiamo fatto tutto noi, rinchiudendoci in modo anche talvolta consapevole dentro un mondo di preconcetti, diffidenze, paure e solitudine.
I labirinti che abbiamo nella testa hanno le pareti graffiate e sporche di sangue di chi ha provato a uscire passando dall’alto, ma non è questo il modo, così perdiamo forza e ci rintaniamo in un angolo aspettando di morire.
I labirinti si affrontano cercando la strada, cercando cosa ha permesso la costruzione di quella gabbia che ci tiene nascosti dal mondo. I labirinti si sconfiggono arrivando al termine delle strade intricate delle quali sono composti e, respirando, ritornando in contatto con ciò che abbiamo perso. Il tempo.
?????/@PAOLO_PANZACCHI
????/@IL_SIGNOR_SPENALZO