
Sally corre.
Non si ferma mai.
Lascia indietro le briciole e scava nel buio del domani.
Non sta scappando; non sta cercando di nascondersi.
Segue il vento, lo asseconda, lo ingoia, respira e lo vive, attraverso il cuore che batte forte e gli occhi vispi che hanno così fame di emozioni.
L’equilibrio, per lei, non esiste, nella forma e nella sostanza. Rimane in piedi perché non si abbandona, perché risuona alla stessa frequenza della sua speranza.
Sally corre, corre, e corre ancora.
L’equilibrio, per lei, non esiste, nella forma e nella sostanza. Rimane in piedi perché non si abbandona, perché risuona alla stessa frequenza della sua speranza.
Sally corre, corre, e corre ancora.
Fatichi a trattenerla; non riesci neppure a seguirla per un po’.
Selvaggia, disarciona ogni banalità e galoppa elegante sulla battigia.
Ha sofferto tanto, ma non le importa più. Cerca solo una libertà che non esiste, un pensiero che nessuno ha mai concepito, un brivido che non lasci spazio al freddo pungente della paura.
Ondeggia sulla lama, Sally.
Ondeggia mentre corre.
Sa che non serve essere prudenti, se si vuol essere speciali.
Dicono che sia matta,
folle,
con le rotelle fuori posto,
strana.
Lei ignora.
Non ascolta.
E quando soffre per la cattiveria di chi non capisce, si mette a correre ancora più forte.
Piange solo quando si ferma, quando si rende conto che il mondo è così diverso da come lo immaginava da bambina.
Per questo va sempre avanti, per cercare un altro dei mille mondi possibili, dove l’equilibrio è solo la scusa di chi non sa proprio come si fa a volare.