#LABIRINTI Dal balcone vedo Clara
Altro racconto della galleria #Ioscattotuscrivi dedicato in questo mese alla parola #Labirinti
Dal balcone vedo Clara ogni mattina. Mi affaccio e la guardo. Sto lì, in silenzio qualche minuto, prima che lei si accorga di me. È bellissima, Clara. Ha i capelli castani e le gambe lunghe, un naso perfetto. I suoi occhi non li conosco. Porta sempre un paio di occhiali da sole. Neri. Su quegli occhi che io immagino sempre chiusi. Anche se aperti. Perché è così che immaginiamo chi è cieco. Dopo un po’ faccio un piccolo colpo di tosse, oppure procuro un rumore, minuscolo. Allora si riscuote. Si apre un sorriso caldo sul suo volto e mi chiama. “Ciao, sei tu?” Lo fa sempre volgendo il capo verso il cielo. Lei vive di sensazioni. Di istinti. Di percezioni. Oggi sono stato da lei. Mi ha invitato a prendere un caffè. Mi ha aperto la porta. La ha rinchiusa dietro me. Con sicurezza. Si è ravviata una ciocca di capelli dietro l’orecchio e, mentre passava, ho sentito il suo profumo. Si è avviata davanti a me. Ha una casa strana, Clara. Fatta di piccole stanze che si aprono lungo un corridoio. Intersecate tra loro. L’ una dà nell’altra. Sembra un dedalo inestricabile. Un appartamento strano per una non vedente. Clara si muove agile. Sfiorando le mura appena. E su ogni muro ho visto un filo. Sottile. Perfettamente allineato. Che scorre oltre le porte finendo nella stanza accanto. Ciascun muro ha su il suo filo. Uno di cotone, uno di velluto, uno di stoffa. Come nastri che disegnano un percorso. Percorrono le pareti. E lei li segue al tatto. E ciascuno la guida. Lungo il percorso. Fino alla cucina. Dove ha aperto il mobile ed ha preso con sicurezza il barattolo del caffè. Ha avvitato la macchinetta ed ha acceso il fuoco. Alla fine si è girata verso me. Ha un abito corto a fiori e le braccia nude. Con le sue gambe lunghe.
Bellissime. Come lei. Il sole dalla finestra le inonda i capelli di luce. Il ronzio del gas acceso nel silenzio, il sorriso errante sul suo viso eternamente puntato verso il cielo. Una Arianna indomita, in una casa come un labirinto. Prigioniera di un orribile Minotauro. La sua cecità. Ho sorriso.Scuotendo il capo. La sua voce mi ha riscosso dai pensieri: “Quanti
cucchiaini, Teseo?”
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