Ricordo chiaramente il profumo che accompagnava i nostri passi.
Sembrava lavanda, fresca, colta al mattino e depositata sui tuoi sogni, affinché germogliasse leggera e sicura.
Lontana dalla morsa fredda che pungeva le dita e anestetizzava ogni bisogno di reciprocità, di condivisione.
Ricordo ogni sillaba che abbandonava le fessure del tuo sorriso per adagiarsi sul mio cuore, ogni suono sordo che ci scopriva, nudi, sotto distese di voluttà.
Ricordo il caffè amaro sul cuscino e gli intervalli di baci che assaporavamo lentamente, mentre si diffondeva nell’aria la luce di un altro giorno trascorso a rincorrerci tra le pieghe di silenzi/assensi.
Ricordo il tepore di un abbraccio soffuso, abbandonato a istanti senza tempo, quando ogni vorrei rimaneva inghiottito da uno straripante presente che arginava le indifferenze come dighe fragili e ci restituiva la consapevolezza di un altro giorno, insieme.
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